Comune commissariato, ora è scontro politico

di Redazione

GMCORTA DI ATELLA. In piazza Virgilio, nel cuore del borgo antico di Casapozzano, sembra che tutto sia rimasto uguale. È il giorno che segue la sospensione del consiglio comunale decisa dal prefetto di Caserta Ezio Monaco per presunte infiltrazioni camorristiche.

Ezio MonacoSembra un giorno come tanti: i pensionati giocano a carte davanti al bar e le donne con i bambini vanno a fare la spesa. Ma la «vergogna» viene fuori non appena si crea l’occasione per parlare. «Ci hanno fatto scendere a un livello troppo basso – dicono, tra una briscola e l’altra, due anziani – ma quando mai nel nostro paese c’è stata la camorra? Qui ci vuole un po’ di pulizia». Si riferiscono alle «anime sporche» di chi quella «sfortuna» (così etichettano lo scioglimento) l’ha buttata sulle spalle di tutti. Ma di sporco, in questa storia, ci sono anche le strade del paese, quelle che la Gmc, la società multiservizi della quale era entrato a far parte anche il Comune di Orta, lasciava invase dai rifiuti. Disservizi continui e inadempienze erano stati registrati da subito per quella società che nel luglio del 2005 aveva cominciato a gestire il servizio di nettezza urbana. La situazione negativa della Gmc, fondata nel 2004 dal Comune di Gricignano d’Aversa, si era rivelata subito: non garantiva i servizi previsti dal contratto, provocava problemi ai cittadini e anche ai suoi stessi dipendenti, sempre alle prese con uno stipendio che non arrivava mai. Il danno. E poi la beffa. Sulla decisione del prefetto Monaco, la Gmc ha infatti influito in maniera determinante. Dopo l’omicidio di Michele Orsi che, assieme al fratello Sergio, era titolare delle quote private della multiservice, la sospensione è arrivata naturale. E pensare che, nonostante il forte scontro interno alle anime politiche del paese, sull’ingresso della Gmc ad Orta di Atella, maggioranza e minoranza consiliari avevano anche trovato un accordo. Tutti votarono a favore, nel luglio di tre anni fa, per dare il via libera all’acquisto delle quote. Allora era primo cittadino l’attuale consigliere regionale dell’Udeur Angelo Brancaccio, il sindaco più votato d’Italia, alla sua seconda consiliatura. Al suo nome è legata un’altra bufera del mondo politico di Orta: l’arresto, avvenuto lo scorso anno, con accuse che andavano dalla corruzione all’estorsione; dallo scempio edilizio al peculato. Allora era in quota Ds, lo stesso partito dei fratelli Orsi che, dopo la stipula del contratto, si iscrissero alla locale sezione della Quercia. «Fu proprio Brancaccio a presentarci la Gmc come una manna dal cielo. Sembrava che quella società potesse essere la fine di tutti i problemi e per questo votammo sì»: Giovanni Migliaccio, attuale leader della minoranza, in quota Pd, il momento del voto lo ricorda bene. In quella consiliatura, infatti, ricopriva il ruolo di assessore. Anche il notoriamente scettico Arcangelo Roseto, che invece è sempre stato all’opposizione fedele alla linea di Rifondazione, pensò di far bene votando per la Gmc: «Le condizioni che ci erano state presentate erano ottime, ma in seguito – commenta con il senno di poi – bastarono poche settimane per capire che la Gmc non era all’altezza del suo ruolo». Da lì sono seguiti mesi e mesi di proteste. Atti inviati agli organi competenti, manifestazioni in strada, interrogazioni consiliari. «Abbiamo fatto una guerra – affermano Migliaccio e Roseto insieme – fino ad arrivare alla rescissione del contratto da parte del Comune. Certo, quel che resta è una profonda amarezza e anche la sensazione che la maggioranza non abbia fatto nulla per evitare questo brutto epilogo». L’assessore Dario Santillo, segretario cittadino dell’Udeur, si difende: «Non si deve fare di tutta l’erba un fascio – precisa – in questi tristi casi generalizzare è sbagliato».

Undici km quadrati e tanto cemento

OrtaOrta di atella. Cemento ovunque. Ovunque fosse possibile costruire. E anche altrove. Orta di Atella nell’ultimo decennio, è stata al centro di un boom edilizio senza precedenti nella provincia di Caserta. Circa 21 mila abitanti – ma le stime demografiche dicono che saranno almeno 25 mila fra due anni – per una striscia territoriale di appena undici chilometri quadrati: l’aumento notevole delle residenze è stato raggiunto in tempi record e attraverso interventi urbanistici forti e lontani da ogni logica estetica. Accanto alle civili abitazioni, sono nati uffici. E anche un centro commerciale. Molto qui ricorda le antiche Fabulae atellane: le insegne dei negozi, i manifesti per strada, i locali di intrattenimento. Un nome scelto per richiamare le origini, quelle dell’antica Atella, quelle del borgo di Casapuzzano e del palazzo Bugnano, l’ex canapificio che dovrebbe essere demolito per ospitare 55 appartamenti. Ma per adesso il cantiere, su cui sono piovute polemiche di ambientalisti e società civile, è fermo. E con il prossimo, possibile scioglimento, forse resterà sospeso anche quello dell’area Pip, l’insediamento che avrebbe dovuto ospitare le aziende tessili e calzaturiere di Orta di Atella. Un settore nel quale gli ortesi, bravi anche nella produzione di liquori, con marchi esportati in tutto il mondo, sono davvero forti.

Il Mattino (ALESSANDRA TOMMASINO)

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