Intercettazioni, Di Pietro: “Berlusconi appare un magnaccia”

di Antonio Taglialatela

Antonio Di PietroROMA. 8400 intercettazioni. Sono quelle agli atti del processo che vede coinvolti il premier Silvio Berlusconi, l’ex direttore di Rai Fiction Agostino Saccà e anche altri politici e personaggi noti.

Tra le telefonate intercettate, molte, così almeno si dice, sarebbero ad “alto contenuto erotico”. A tal proposito, duro il commento di Antonio Di Pietro: “Le intercettazioni che loro vogliono limitare ci fanno vedere un capo del governo che fa un lavoro più da magnaccia, impegnato a piazzare le veline che parlavano troppo”.

La vicenda, ricordiamo, riguarderebbe raccomandazioni per attrici e starlette televisive ma anche la famosa “spallata” che Berlusconi voleva tentare di infliggere al governo Prodi.

A replicare, a nome del premier, è ilsottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti: “Il linguaggio rozzo e volgare di Di Pietro è al di fuori della politica, riguarda soltanto l’osteria. Ma come può un partito democratico che si definisce la nuova sinistra accettare e seguire questa degenerazione?”. E il legale del Cavaliere, Nicolò Ghedini, annuncia querele: “Del tutto evidente la portata diffamatoria, che trascende di gran lunga ogni critica politica e per la quale saranno espedite tutte le azioni giudiziarie conseguenti”. Ad attaccare Di Pietro, e la magistratura, anche Daniele Capezzone: “Di Pietro ha chiaramente passato il segno, mentre i magistrati, ormai perdenti sul piano del consenso dell’opinione pubblica, tentano un disperato e pericoloso colpo di coda finale”.

L’esponente del Pdl Enrico La Loggia riflette, poi, “sulla pubblicazione indiscriminata di intercettazioni scandalistiche senza alcuna rilevanza penale che abbiamo tutti sotto gli occhi in questi giorni. Ciò dimostra che urge una legge che disciplini l’uso dell’intercettazione e che vieti tassativamente la loro pubblicazione. Qualunque ritardo nel disciplinare questa materia porta inevitabilmente ad un imbarbarimento della vita politica ed istituzionale del Paese”. Per il numero due del Pdl alla Camera “il pericolo è quello di cedere alla tentazione di certi giustizialisti di falsare il voto di aprile espresso liberamente dai cittadini”.

Sulla questione ieri sono intervenuti anche il leader del Pd Walter Veltroni e il ministro degli Interni ombra Marco Minniti, ritenendo che “i brani delle telefonate senza rilievo penale devono stare fuori e lontani dai giornali”.

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