25 giugno 1876, Battaglia di Little Big Horn e morte di Custer

di Redazione

Battaglia di Little Big HornAccadde Oggi. Il 22 giugno del 1876, al mattino di prima ora, il Cavalleria degli Stati Uniti lascia il campo posto alla foce del fiume Rosebud. L’ordine scritto è quello di seguire lungo il corso d’acqua le tracce degli indiani.

Nel dispaccio non vi è altro, nessuno accenno al cosa fare, era certamente sottinteso che si sarebbe dovuto provvedere ad un vero e proprio massacro. La disfatta del generale Crook, avvenuta qualche giorno prima, era ancora troppo fresca e la voglia di rivincita forte. Figlio di “Stella Mattutina”, questo il nome con il quale gli indiani chiamavano il tenente colonnello George Armstrong Custer, dopo che i suoi scout avevano fatto un avvistamento di un gruppo di cacciatori indiani, decide di portarsi Toro Sedutoil tenente colonnello Custerverso lo spartiacque tra il Rosebud e il Little Big Horn, un altro piccolo corso d’acqua della zona. La mattina del 25 sempre gli scout riferiscono di aver ritrovato un grosso accampamento indiano vicinissimo, forse un ritrovo di più tribù che stanno rispondendo all’appello di Toro Seduto per una grande offensiva contro i bianchi. L’idea di Custer è quelle di restare coperto fino al mattino dopo, ma un improvviso ulteriore avvistamento di gruppi di indiani in movimento lo convince a muoversi. Alle 12 precise dello stesso giorno secondo la tipica tattica della cavalleria americana, divide i suoi uomini in tre tronconi, l’idea è quella di arrivare da tre lati diversi sull’accampamento indiano, chiudendo i pellerossa in un drammatico cerchio di fuoco. Guidano le operazioni il maggiore Reno, il capitano Benten e Custer stesso. Reno va a raggiungere la parte esterna del campo, con il compito di aggredire le mandrie dei cavalli e seminare panico e morte. L’attacco riesce, si contano i primi morti, anche tra donne e bambini. La piccola Lumaca, figlia di uno dei capi indiani Sioux, Hunkpapa, messa a sentinella, dà l’allarme. Si attiva Toro Seduto, che riesce con un gruppo limitato di suoi uomini a chiudere il buco creato da Reno. Assale il troncone e all’uccisione dello scout Coltello Insanguinato, Reno spaventato, decide per la ritirata, portandosi su una delle svariate collinette della zona. Benten che da lontano osserva quello che sta accadendo a Reno, cerca di portare aiuto a questi con tutti i carri di munizioni che invece erano destinate a Custer. Custer nel frattempo arrivato sulla collina dalla quale strategicamente deve gestire l’attacco si accorge di trovarsi di fronte uno sterminato campo indiano, a migliaia i pellirosse hanno risposto al richiamo di Toro Seduto, la lotta è certamente impari, l’errore tattico è ormai consumato. Custer anche lui, non prima di aver spedito l’italiano Giovanni Martini a chiedere munizioni, si arrocca su una collinetta poco lontana da quella dei suoi commilitoni. Cheyenne e Lakota, nel frattempo, tagliano ogni possibile via di fuga a Custer. Tashunka Witko, noto come Cavallo Pazzo, aggira la cima arrivando alle spalle di Custer che ormai è completamente circondato, per il colonnello e i suoi uomini è la fine eroica. Reno e Benten sull’altra collina resistono fino al 27 di giugno, grazie anche alle munizioni in loro possesso e alla possibilità di aver scavato delle trincee, vengono salvati da Terry e Gibbon altri due colonnelli che arrivano con le loro truppe a dar man forte. A Little Big Horn il 7° Cavalleria lascerà 263 morti e 53 feriti, tra gli indiani si conteranno 50 morti e 100 feriti.

“Quando un esercito dei bianchi combatte gli indiani e vince, questa è stata una grande vittoria, ma se sono i bianchi a essere sconfitti allora è chiamato massacro” capo indiano Chiksika

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