Dafoe e Forman chiudono il NapoliFilmFestival

di Gaetano Bencivenga

Willem DafoeBenedetta dalla presenza di due mostri sacri del cinema americano, passa in archivio la decima edizione del Napolifilmfestival. Le ultime due giornate della rassegna (15 e 16 giugno) hanno, infatti, ospitato nella sezione “Incontri ravvicinati” l’attore Willem Dafoe e il regista Milos Forman.

Entrambi, simpatici e molto disponibili, hanno, intervistati dal critico e docente universitario Antonio Monda, interagito piacevolmente con i numerosi spettatori, raccontando di sé e del proprio lavoro. Dafoe ha, in particolare, parlato del suo rapporto con i diversi autori con i quali ha collaborato (da Martin Scorsese a William Friedkin, da David Lynch ad Abel Ferrara), mettendo in luce un’indubbia versatilità, e della natura dei personaggi da lui interpretati. Una natura, spesso doppia, in cui bene e male tendono a mescolarsi con sapienza e ottimo mestiere. Il perfido Norman Osborne/Goblin in “Spiderman” (2002) di Sam Raimi e il coraggioso sergente Elias in “Platoon” (1986) di Oliver Stone sono, in effetti, i personaggi emblematici della favolosa carriera di Dafoe poiché incarnano alla perfezione il dualismo insito in ogni essere umano, inscenando l’eterna lotta tra tendenze angeliche e demoniache.

Milos FormanIl maestro Milos Forman ha, invece, ripercorso le tappe fondamentali della sua irripetibile filmografia. Partito da un piccolo paese della Cecoslovacchia, preda ai tempi dell’oscurantismo comunista, Forman è approdato negli Stati Uniti. In questa nazione ha gustato il sapore irrinunciabile della libertà, ma ha anche compreso l’importanza delle leggi di mercato nel suo lavoro di regista. Leggi alle quali Forman, pur inserito saldamente nell’establishment hollywoodiano, non si è mai piegato. Non ha, infatti, rinunciato a girare pellicole rischiose, vedendo però il suo coraggio premiato da critica e pubblico. Rimane, infatti, uno dei pochi autori ad aver vinto, a pochissima distanza, due premi Oscar (1975, 1984) per il miglior film e la regia, tra l’altro con lungometraggi considerati unanimemente pietre miliari della storia del cinema. Si tratta dell’indimenticabile “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, appassionato elogio dell’irrefrenabile follia interpretato da un ineguagliabile Jack Nicholson, e del geniale “Amadeus” (proiettato alla rassegna nella versione integrale di 180 minuti), esaltante biografia del divino salisburghese Wolfgang Amadeus Mozart (Tom Hulce) osservato dalla sapiente macchina da presa nella sua opposizione con il mediocre italiano Antonio Salieri (F. Murray Abraham).

La kermesse si chiude, quindi, con un buon successo di pubblico, che ha costantemente gremito le sale del suggestivo Castel S.Elmo, e con un plauso da parte del Ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi, che ha dato un deciso incoraggiamento alla prosecuzione di una rassegna importantissima per la città di Napoli. I Vesuvio Award, riconoscimenti attribuiti ai vincitori dei vari segmenti, sono andati a “Fuori uso” (2008) di Francesco Prisco (Schermo Napoli Corti), a “Missing in New Orleans” (2008) di Ciro D’Emilio (Schermo Napoli Documentari), a “La maison Jaune” (Francia, 2007) di Amor Akkar (Concorso Europa-Mediterraneo), e a “Sfiorarsi” (2006) di Angelo Orlando (Nuovo Cinema Italia).

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