Statali, la Cgil abbandona il tavolo di confronto con Brunetta

di Antonio Taglialatela

Renato BrunettaROMA. L’“operazione trasparenza” del ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, trova subito l’opposizione dei sindacati. Oggi era in programma il confronto sul pubblico impiego che ha visto la Cgil, nel giro di soli quindici minuti, abbandonare il tavolo.

“Si è deciso di far partecipare un solo rappresentante per sigla, escludendo coloro che poi devono gestire il piano industriale”, ha così motivato la decisione il coordinatore dei settori pubblici della Cgil Michele Gentile. Un’altra sigla, la Rdb-Cub pubblico impiego, ha scelto proprio di non partecipare, annunciando invece una giornata di sciopero entro il mese di giugno. I rappresentanti degli statali protestano anche contro la decisione del governo di escludere dalla detassazione degli straordinari tale categoria. Da parte sua, il ministro Brunetta è deciso ad andare avanti: “Il 95% degli italiani è con me. La pubblica amministrazione è ‘una palla al piede’ e bisogna intervenire”. A chi parlava della trattativa che si preannuncia difficile, ha risposto: “Perché difficile? E’ un bellissimo confronto con tutte le parti sociali e le associazioni dei consumatori. Oggi viene illustrato il piano industriale, anche il nome è significativo, per far convergere le pubbliche amministrazioni con il settore privato che è più efficiente”. Il piano Brunetta prevede la pubblicazione on line di tutti i dati del ministero della Funzione pubblica, a partire da curricula, telefoni ed e-mail, fino alle assenze dei dipendenti e agli stipendi dei dirigenti. Piano che punta ad espandersi sull’intera pubblica amministrazione già con il disegno di legge delega, cosiddetto “anti-fannulloni”, che prevede premi legati alla produttività, nuovi criteri di valutazione basati sulla meritocrazia, licenziamento per i dipendenti inefficienti, in primis i medici che rilasciano falsi certificati, revisione della durata dei contratti pubblici. Secondo Brunetta, l’operazione porterà ad “un incremento dell’efficienza del sistema pari al 30-40%, sia per quanto riguarda i servizi che la crescita del Pil, accompagnata allo stesso tempo da una riduzione, negli stessi termini, dei costi e della burocrazia”.

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