Non votare rende più forte la Casta

di Redazione

Giolitti Il fondatore del Centro per lo studio delle istituzioni democratiche, Robert Maynard Hutchins, una volta ebbe a dire: “La morte della democrazia non sarà opera di un assassino.

Probabilmente sarà una lenta estinzione causata dall’apatia e dall’indifferenza”. A mio modo di vedere, aveva colto pienamente nel segno. Non sono forse l’apatia e l’indifferenza, le concause della “disaffezione” dei cittadini italiani per l’esercizio di un sacrosanto diritto qual è l’espressione del proprio voto? Non è, forse, l’apatico e indolente menefreghismo per la “politica”, del cittadino medio, la ragione per la quale ci ritroviamo con la peggiore classe politica di tutti i tempi? Noto con incredulità e stupore l’aumento esponenziale del numero di persone che affermano, con decisione, di non volersi più recare ai seggi elettorali per esprimere il loro voto. Al di là delle considerazioni che sono sulla bocca di tutti e, anche da me, ampiamente trattate, ma queste persone si rendono conto di quanto è “costato” assicurare il suffragio a tutta la popolazione? Consentire a tutti i cittadini di eleggere i propri rappresentanti politici centrali e i funzionari pubblici delle amministrazioni locali attraverso l’espressione diretta del proprio voto è una delle conquiste fondamentali della democrazia. Rinunciarvi è da vigliacchi.

E pensare che già nella Roma antica il popolo plebeo pretendeva di eleggere i propri tribuni tramite il suffragio. Anche se, c’è da dire, che il principio della sovranità popolare, secondo il quale: “Esclusivamente con il consenso del popolo si legittimano i governanti”, soltanto nel diciassettesimosecolo iniziò ad affermarsi nel continente europeo. Nel diciottesimo secolo, questo principio trovò un pieno riconoscimento nelle dottrine elaborate dall’illuminismo, ed in particolare nel pensiero filosofico del grande Jean-Jacques Rousseau. Dopo gli avvenimenti rivoluzionari del 1789, una delle conquiste più esaltanti del suffragio universale fu l’approvazione, nel 1793, della Costituzione repubblicana da parte del Parlamento francese, eletto da tutti i cittadini senza alcuna restrizione di censo. Il suffragio universale è il principio secondo il quale, infatti, tutti, per il solo fatto d’essere maggiorenni, possono partecipare alle elezioni politiche e amministrative o a qualsiasi altra consultazione, come i referendum, purché non siano stati condannati per reati che comportano la sospensione temporanea o permanente del diritto di voto.

Ma veniamo alla storia del suffragio universale nel nostro paese. Il Regno d’Italia nacque nel 1861. Il suffragio universale, riservato ai soli cittadini maggiorenni di sesso maschile, fu introdotto dal governo Giolitti nel 1912. Solo quando l’Italia divenne una Repubblica, nel 1946, il diritto di voto fu esteso anche alle rappresentanti del sesso femminile. Il 2 giugno del 1946, infatti, le donne italiane votarono per la prima volta per il Referendum istituzionale e per le elezioni dell’Assemblea costituente, anche se, già nelle precedenti elezioni amministrative avevano esercitato il loro diritto all’elettorato attivo e passivo, risultando persino elette, in un certo numero, nei consigli comunali. Da quel giorno n’è passata d’acqua sotto i ponti, eppure sono proprio le donne le più restie ad andare a votare, in questa tornata elettorale. E i giovani, poi… Rinunciare ad un diritto conquistato a costo d’enormi sofferenze è qualcosa che mi rattrista profondamente. Che dire dei meno giovani. Che fine hanno fatto i ragazzi degli anni sessanta e settanta? I giovani di destra e di sinistra che si massacravano per un ideale, per la voglia di “esistere”, come sono potuti diventare dei cinquantenni menefreghisti? Certo gli italiani sono noti per l’incapacità di prendere esempio dalla loro stessa storia, ma in questi ultimi anni questa incapacità istintiva è divenuta una vera e propria volontà di fregarsene altamente del passato.

Eppure basterebbe leggere le dichiarazioni che quotidianamente, su internet e sugli altri mass media giungono da quei popoli che il diritto al voto se lo sognano, per capire che rinunciare a votare è un’assurdità totale. Una vera e propria autocastrazione.

Speriamo che da qui al 13 e 14 aprile qualcuno dei “rinunciatari”capisca che non votare serve solo a rendere più forte la Casta. Solo a questo serve. A null’altro.

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