Missione Leonte, i primi mezzi della Garibaldi giunti in Libano

di Redazione

Generale Vincenzo IannuccelliCASERTA. I primi automezzi e compound della Brigata Bersaglieri “Garibaldi” di via Laviano sono salpati martedì scorso dal porto di Salerno e sono sbarcati a Tiro.

Da qui si dirigeranno alla volta delle città libanesi dove, nell’ambito della missione “Leonte 4”, opererà il contingente della “Garibaldi”, il cui zoccolo duro è composto dall’8° Reggimento Bersaglieri e del 19° Reggimento “Guide” di Persano. Al momento si tratta di una decina di uomini che hanno l’incarico di posizionare i mezzi in attesa dell’arrivo del grosso del contingente. Contingente la cui partenza è ovviamente suddivisa per scaglioni. Entro la seconda decade di aprile la Brigata Garibaldi, agli ordini del Generale Vincenzo Iannuccelli, subentrerà ad un’altra gloriosa Unità: la Brigata “Ariete” comandata dal Generale Paolo Ruggiero. Comunque, prima della partenza, il generale Iannuccelli saluterà la città ed i suoi massimi rappresentanti (Prefetto, Provincia e Comune) in due distinte cerimonie, la prima alla presenza del Comandante delle Forze terrestri (Comfoter) Generale di Corpo d’Armata Armando Novelli. L’Esercito Italiano opera in Libano, a favore della pace e della sicurezza della regione, già dal 1979. Allora fu inviato nella regione mediorientale uno squadrone elicotteri dell’Aviazione dell’Esercito (Aves) nell’ambito di Unifil (United Nations Interim Forces in Lebanon). Nel 1982, seguì l’invio del primo contingente di truppe di terra. La prima missione, denominata “Libano 1”, comandata dall’allora tenente colonnello Bruno Tosetti, fu condotta nel periodo dal 23 agosto al 11 settembre 1982 ed affidata, guarda caso, proprio ai bersaglieri (l’allora 2° battaglione bersaglieri Govèrnolo). La missione terminò senza alcun incidente. A seguito dei tragici avvenimenti accaduti nei campi palestinesi di Sabra e Chatila, alla periferia ovest di Beirut, in applicazione della Risoluzione 521 del Consiglio di Sicurezza, il governo libanese chiese ad alcuni Paesi, tra cui l’Italia, una Forza multinazionale da interporre in località concordate. La missione italiana, detta “Libano 2” comandata dall’allora generale di brigata Franco Angioni e denominata Italcon, si sviluppò nel periodo dal 24 settembre 1982 al 6 marzo 1984. La forza media del contingente fu di circa 2.300 uomini di cui 1.550 destinati alle attività operative e 750 a quelle logistiche. L’impegno complessivo fu di 8.345 persone, di cui 595 ufficiali, 1.150 sottufficiali, 6.470 militari di leva e 130 infermiere volontarie. Essi disponevano di 319 mezzi ruotati, 52 mezzi speciali, 20 cucine rotabili, 97 veicoli di trasporto cingolati e sei autoblindo. Durante la missione si ebbero 75 feriti e un caduto (gli Stati Uniti ebbero 275 caduti e i francesi 87). Una curiosità: dal 1982 al 1984 operò in Libano come paracadutista incursore anche Paolo Nespoli, oggi astronauta italiano e ufficiale della riserva selezionata dell’Esercito, che nei prossimi mesi verrà inviato in missione nello spazio. Oggi operano in Libano 53 uomini e quattro elicotteri AB-205 del 1° reggimento Aviazione dell’Esercito Antares. Il contingente, con sede a Naqoura, è comandato dal tenente colonnello Antonino Giunta. I compiti dell’unità sono quelli di ricognizione, ricerca e soccorso, trasporto sanitario e collegamento. L’attività viene svolta sia di giorno che di notte. La zona dove è dislocata la forza di interposizione Onu è delimitata a nord dal fiume Litani, a est dall’altopiano del Golan (congiungendosi con il contingente Undof che presidia il confine siro-israeliano), a sud dalla zona profonda 10 chilometri dal confine israeliano, a ovest dal Mar Mediterraneo.

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