Un rap della camorra per “uccidere” Roberto Saviano

di Antonio Taglialatela

Roberto Saviano “Cappotto di legno”, ovvero, nel gergo camorristico, la cassa da morto. Così è intitolato il brano scritto da Lucariello degli Almamegretta, che descrive l’omicidio dello scrittore Roberto Saviano da parte di un camorrista.

“E’ nu pagliaccio…è nu buffone…”. Sono le accuse, rivolte all’autore di “Gomorra” che si ascoltano all’inizio del brano, in sottofondo, con un marcato accento “casalese”, di Casal di Principe, cittadina della provincia di Caserta, conosciuta come la “Corleone della Campania”, capitale della camorra e del famigerato clan dei casalesi, descritta nel libro. Parole che sono del padre (recentemente scomparso) del bossFrancesco ‘Sandokan’ Schiavone, le stesse rivolte dall’anziano all’indirizzo di Saviano durante una manifestazione anti-camorra a Casal di Principe dove, oltre allo scrittore, erano presenti il presidente della Camera Fausto Bertinotti e numerose autorità. Durante il brano il padre del boss infierisce contro Saviano: “So llor ‘i camurrist” (“Sono loro i camorristi”)… “A Casal ce stann l’uommen” (“A Casale ci sono gli uomini”)… “Iss ven ra 167…a cchiù zona fetent” (“Lui viene dalla 167 – le case popolari della periferia di Napoli – la zona più schifosa”) “So ‘ggent ‘i fugnatur” (“E’ gente che viene dalle fogne”).Anche la voce di Saviano si ascolta nel brano: “Casal di Principe, con 20mila abitanti e 1200 condannati al carcere duro. Morti uccisi, strangolati con la corda del provolone o semplicemente facendogli ingoiare sabbia. Cemento, sangue e cemento. Cocaina, milioni di euro, imprese, politici, imprenditori”. Si, “sangue, droga e cemento”, quella micidiale miscela che è della camorra.

Cappo di Legno

LE IENE – Nicola Schiavone
padre di Sandokan contro Roberto Saviano

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