Chiusura Medicina d”Urgenza: pazienti trasferiti

di Antonio Arduino

 AVERSA. Il blocco dei ricoveri nel reparto di medicina d’urgenza del pronto soccorso dell’ospedale Moscati non era un pesce d’aprile.

Quella ufficializzata con una nota firmata 1 aprile 2008 dal direttore sanitario Antonella Molese è stata una scelta obbligata perché “il personale infermieristico in servizio presso il pronto soccorso (che forma un tutt’uno con la medicina d’urgenza, ndr) di questo Presidio ha inviato comunicazione di malattia coinvolgendo spesso il 100 per cento dei dipendenti montanti nei turni di guardia”. Una condizione che, impedendo di garantire la corretta assistenza, ha imposto la chiusura della medicina d’urgenza per utilizzare nel pronto soccorso gli infermieri in servizio in medicina d’urgenza. Insomma, come dice un vecchio adagio, si spoglia Maria per vestire Gesù. Ovviamente per garantire assistenza ai degenti dalla medicina d’urgenza la direttrice aveva disposto che “gli attuali pazienti ricoverati presso la suddetta Unità Operativa dovranno essere nelle prossime ore – compatibilmente con le loro condizioni generali e secondo le patologie – trasferiti in altre Unità Operative del Presidio o di altre strutture specialistiche”. Non è andata così. “E’ vero che dal primo di aprile – ha confermato Rosa Raucci, responsabile del Pronto Soccorso e Medicina d’Urgenza – c’è il blocco dei ricoveri. Ma i nostri degenti per la gravità delle condizioni in cui versano non possono essere trasferirli altrove, così stiamo facendo di tutto per assisterli qui”. Di conseguenza, dal primo di aprile, il personale medico della medicina d’urgenza si è rimboccato le maniche, caricandosi di compiti anche non propri, per supplire alla grave carenza infermieristica che, come assicurano i sanitari, dura da ormai tre anni malgrado segnalazioni, denunce e proteste. Da segnalare, inoltre, che alla carenza di infermieri, nel reparto di medicina d’urgenza va aggiunta anche quella degli ausiliari addetti alla cura personale degli ammalati, vale a dire a lavare e pulire i ricoverati impossibilitati a fare da se. Per un reparto di cure intensive, in cui i degenti sono tutte in gravissime condizioni, tali da costringerli a letto 24 ore su 24, cosicché si permette ad un solo familiare per volta la visita per una ora al mattino ed una alla sera la mancanza di ausiliari addetti alle pulizie personali è un fatto gravissimo. Ancor più se si pensa che, come sostengono i sanitari, questo tipo di dipendenti non sarebbe mai stato assegnato all’unità operativa complessa. Possibile?

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