Strage Gerusalemme, Libia blocca condanna Onu

di Redazione

Muammar Gheddafi GERUSALEMME. Tutte giovanissime le vittime del sanguinoso attentato compiuto ieri nel collegio rabbinico di “Merkaz Harav Yeshiva”, il più importante di Gerusalemme ovest, a Kyriat Moshe, dove un attentatore palestinese ha sparato addosso ad un gruppo di studenti, uccidendo due 15enni, due 16enni, due 18enni, un 19enne e un 26enne.

Gravi le condizioni di tre degli altri nove studenti feriti. L’attentatore è stato ucciso dagli agenti di sicurezza ed è stato identificato con il nome di Ala Hisham Abu Dheim, 25 anni, che aveva lavorato per un breve periodo come autista proprio per il collegio rabbinico dove ha compiuto il massacro. Quattro mesi fa era stato arrestato dalla polizia israeliana e da poche settimane era tornato in libertà. Fuori dalla sua abitazione, nel quartiere di Jabel Mukaber, i familiari hanno eretto una tenda funebre per ricevere le condoglianze e messo a sventolare le bandiere verdi di Hamas.

I funerali degli studenti si sono svolti in mattinata, in un clima di grande rabbia. Assenti il primo ministro Ehud Olmert e altri rappresentanti del governo, odiati per il dialogo con i palestinesi specialmente da questa parte più integralista del sionismo religioso che l’attentatore ha deciso deliberatamente di colpire.

L’episodio è stato rivendicato in un messaggio diffuso dalla tv del movimento sciita libanese Hezbollah, Al Manar, da un gruppo finora sconosciuto, Kataeb Ahrar al-Jalil (Brigata degli uomini liberi della Galilea) – Gruppo del martire Imad Mugnieh e i martiri di Gaza.

Condanna unanime dell’Associazione nazionale palestinese, del presidente americano George W. Bush, dei due candidati democratici alla Casa Bianca Barack Obama e Hillary Clinton e di tutti i membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, tranne che dalla Libia, oppostasi all’approvazione di una risoluzione contro l’attentato, che per essere varato aveva bisogno di un voto collettivo. “Non c’è stato accordo perché la delegazione libica non ha voluto condannare l’attentato senza un riferimento agli avvenimenti a Gaza”, ha detto l’ambasciatore americano alle Nazioni Unite Zalmay Khalilzad, spiegando che un testo del genere sarebbe stato inaccettabile per gli Stati Uniti. Duro il commento del governo di Israele, secondo cui il fallimento è frutto dell’infiltrazione di “terroristi” nel Consiglio di Sicurezza. “A questo punto ci chiediamo cosa faccia il nostro Paese in questo edificio”, ha commentato l’ambasciatore israeliano all’Onu, Dan Gillerman.

Già sabato scorso il Consiglio non era riuscito a mettersi d’accordo sulla risoluzione presentata dalla Libia per condannare le vittime civili a Gaza e neanche su un testo più generale sulla situazione a Gaza, perché il governo di Muammar Gheddafi si era opposto all’uso del termine “terrorismo” per indicare i razzi palestinesi lanciati verso Israele.

Dall’Italia, il ministro degli Esteri Massimo D’Alema commenta: “Il gesto criminale compiuto a Gerusalemme nasce dalla chiara volontà di allontanare indefinitamente la prospettiva della pace”, auspicando che l’episodio “non cancelli efferato atto di violenza, dopo i tragici eventi di Gaza, non cancelli definitivamente ogni volontà di ripresa del dialogo interrotto tra l’Anp ed il governo israeliano, e che si possa proseguire nella ricerca di una soluzione che porti pace e sicurezza per i due popoli”.

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