Disordini in Tibet, due morti a Lhasa

di Antonio Taglialatela

Scontri in TibetTIBET. In coincidenza del 49esimo anniversario della rivolta contro il dominio della Cina, per le strade di Lhasa, capitale tibetana, ci sono disordini, scontri, arresti, feriti e, purtroppo, anche due morti. Si tratta di un monaco e di una ragazza di sedici anni, uccisi durante la protesta.

La polizia ha aperto il fuoco per disperdere i dimostranti, monaci buddisti e cittadini, già scesi in strada nei giorni scorsi per chiedere la liberazione di una decina di confratelli del monastero di Sera imprigionati questo mese per aver fatto sventolare la bandiera del Tibet, scandito slogan a favore dell’indipendenza, inneggiato alla consegna della medaglia d’oro del Congresso americano al Dalai Lama e chiesto il ritorno in Tibet del loro leader spirituale, esule dal 1959 nella città di Dharamsala, in India. Proprio il Dalai Lama ha rivolto un appello alle autorità cinesi affinché non usino la violenza. “Queste proteste – ha detto – sono una manifestazione del radicato risentimento del popolo tibetano sotto l’attuale governo. Mi appello ai dirigenti cinesi perché smettano di usare la forza e affrontino tale risentimento attraverso il dialogo con il popolo tibetano”. Una “prova di moderazione” e il “irspetto per la cultura tibetana” sono stati chiesti dagli Stati Uniti, che hanno manifestato rammarico per le violenze in Tibet Ma un comunicato diramato dal governo cinese, attraverso la regione autonoma del Tibet, recita: “Abbiamo prove sufficienti per dire che il recente sabotaggio a Lhasa è stato organizzato, premeditato e diretto dalla cricca del Dalai Lama. Le violenze, inclusi pestaggi, saccheggi e incendi hanno scombussolato l’ordine pubblico e messo a repentaglio la vita e la proprietà della gente”. Il governo di Pechino è preoccupato per le ripercussioni che tali proteste possano avere in vista delle Olimpiadi 2008, in programma ad agosto nella capitale cinese.

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