Parete, un “caos calmo” nella politica locale

di Redazione

Luigi VerrengiaPARETE (Caserta). Quante belle parole sono state spese nella campagna elettorale, quasi nulla di quello che si è decantato si è ancora realizzato.

L’attuale amministrazione comunale ha le stesse sembianze del governo Prodi, poco si discosta da quella struttura di che tanti danni ha fatto in due anni all’Italia. Allo stesso modo la giunta Verrengia sembra arenatasi in un pantano e non trova la forza di uscire. Una lista civica paragonabile benissimo alla coalizione dell’Ulivo capeggiata da Prodi. Anime contrapposte di centrodestra e centrosinistra che non hanno coesione, molto distanti politicamente l’una dall’altra, ed anche nelle scelte non trovano una via comune per applicarle. Non si riesce a concretizzare nulla, ogni passo verso una possibile decisone si ferma ed essa viene trascinata nel tempo infinito. Da due anni si assiste sistematicamente ad un lassismo incomprensibile. Sono quasi tre mesi che non si convoca un consiglio comunale. Eppure c’è tanto da fare, ci sono opere iniziate che ancora non vengono completate (vedi l’area della fiera settimanale). Purtroppo tutto ciò fa parte della politica dove le promesse sono d’obbligo e i fatti favole raccontate. Nulla è cambiato, cambiano i colori dei governi cittadini ma i problemi restano. I piani Pip ancora non partono, il Prg e le lottizzazioni sono ancora in balia delle onde, la viabilità è ridotta all’osso, le soste selvagge fanno ancora da padrone dei poveri marciapiedi, la gente è costretta schivare le auto per camminarci, un corpo dei vigili urbani ancora ridotto ai minimi termini. Nel programma elettorale c’era la soluzione a questi problemi, purtroppo ancora non arrivano, la gente ci ha creduto ma oggi deve ricredersi, a distanza di due anni tutto rimane pressappoco come prima. Come diceva l’alunno nel film “speriamo che io me la cavo”, quando l’alunno disse al maestro Paolo Villaggio: professore a casa mia e scarrupat i m’sent scarrupat. Allo stesso modo i cittadini di Parete, da venti anni, hanno tutto “scarrupat” e come quell’alunno si sentono sotto le macerie e nessuno riesce a tirarli fuori. Non resta che dire si salvi chi può, emigrare al nord è l’unica soluzione per stare bene!

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