Napoli, concluso il 39esimo Nauticsud

di Redazione

NauticsudNAPOLI. Si è appena concluso il 39mo Nauticsud, con un bilancio tutto sommato positivo, viste le tantissime problematiche che attanagliano Napoli.

L’handicap primario di questi tempi, è la cattivissima propaganda (monnezza docet!) che la città si è cucita addosso a livello internazionale e che ha notevolmente paralizzato il settore turistico e di conseguenza la mobilità per diletto, penalizzando la Fiera, seconda solo a quella ligure per importanza. Il Salone internazionale della nautica da diporto è da anni soprattutto un movimento mediatico, che si fa portavoce della sempre più crescente categoria dei dipartisti, ma che vuole, nello stesso tempo, proporsi come volano per il rilancio di Napoli. Lino Ferrara, da cinque anni alla guida della manifestazione, immagina Bagnoli come una nuova perla del turismo internazionale, attrezzata con un porto turistico, aree residenziali, centri sportivi con piscine e campi da tennis. Il presidente Ferrara- referente tra l’altro dell’Unione armatori da diporto – ha dedicato all’area occidentale della città, un progetto (presentato alla redazione de “Il Denaro”), con un approdo nell’area della colmata a mare. Lo scalo sarebbe in grado di accogliere trecento imbarcazioni tra i 10 ed i 16 metri, una trentina di dimensioni superiori e un centinaio di ormeggi per imbarcazioni più piccole. Un mare, quella della nostra city, che divide organizzatori e sostenitori del 39° Nauticsud; per l’assessore regionale ai Trasporti Ennio Cascetta, entro fine 2013 si arriverà a 23mila posti barca in Campania, un’operazione che darà lavoro almeno a 7mila persone. Ma la favola mediterranea però non convince tutti, nemmeno Raffaele Cercola, presidente della Mostra d’Oltremare, per quest’ultimo il Mediterraneo degli scambi aveva ragione di esistere 2000 anni fa, quando ci si spostava via mare col favore del vento. Oggi secondo Cercola è un luogo che non accomuna niente, anzi divide. Comunque, polemiche a parte, il binomio barche e lusso, ormai è un’accoppiata fissa, soprattutto quando le “barche” di cui si parla misurano più di 18-20 metri. Lontane dal mondo che si muove sulle ruote dunque? Tutt’altro. Aumentando di dimensioni le barche richiedono potenze sempre maggiori, e i motori vengono presi sempre più spesso da veicoli terrestri, come le macchine movimento terra e giganteschi dumper che corrono lungo le piste desertiche.

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Nauticsud, Bruno Vespa socio onorario di Unad di Redazione del 14/03/2008

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