Lettera ad un furbo aversano

di Redazione

 AVERSA. Caro mio “furbetto” ti scrivo perché vorrei che mi chiarissi alcune cose. So che ti vanti d’esser furbo e che dileggi gli altri concittadini, ma sei sicuro d’essere nella condizione di poterti pavoneggiare? Leggi il significato del termine “furbo”, scoprirai che non sei mica solo.

Il significato si adatta perfettamente, infatti, all’indole di buona parte degli aversani. Dai significati assunti dalla parola nel corso dei secoli, capiresti perché tanti concittadini siano lo specchio fedele degli italiani. Per definizione, infatti, i furbi sono persone attente ad ottenere sempre il proprio tornaconto, concentrate e sempre sul chi vive. L’obiettivo: evitare di cadere nei trabocchetti tesi dagli altri. La specialità dei furbi è quella di riuscire a cavarsela in qualsiasi situazione, ingarbugliata o perigliosa che sia. Per questo, di sicuro ti verranno alla mente i nomi di tanti nostri commercianti, politici, professionisti o semplici cittadini, conosciuti solo per essere dei “furbacchioni” ovvero delle persone abilissime nel curare i propri interessi, anche a danno degli altri. Mio caro furbetto, lo sai, però, che in origine, il termine era associato alle parole imbroglione e malvivente? Solo da poco ha assunto significati “meno negativi” come: astuto, scaltro, marpione. Quelli come me, si chiedono sovente: “Ma siamo sicuri che c’è qualcosa da vantarsi nell’esser furbo?”. A me non sembra, anzi… Appartenere ad una categoria che Rigoletto non esiterebbe a chiamare “vil razza dannata”, che infesta questa terra da sempre, non credo sia un segno distintivo del quale vantarsi. La tua furbizia, tanto decantata, non mi risulta ti faccia abitare in una città nota per avere la ricchezza di Ginevra e Montecarlo o la civiltà di Firenze e Bolzano. Non mi risulta che la tua furbizia sia riuscita ad eliminare le tonnellate di rifiuti davanti casa. La tua grande “scaltrezza” non mi sembra consenta ai tuoi figli di vivere tranquilli, senza rischi e pericoli, quando escono con il motorino. Per questo o vi chiamate “furbetti del quartierino” o “furbi di tre cotte” siete sempre gli stessi squallidi personaggi che, alla fine del giro, sono molto più stupidi di noi. Si, più di noi. Sappiamo benissimo, infatti, cosa pensate dei cittadini “normali”. Chi paga le tasse: è uno stolto. Chi vive onestamente del proprio lavoro: un emerito imbecille. Chi non vive per fregare il prossimo: uno sprovveduto. Questo il leit-motiv dei furbi aversani. In realtà i repellenti individui come te, una sorta di “ameba sociale”, sono la causa principale dei mali della nostra società. È colpa di sciagurati egoisti, come te, se siamo con le “pezze al sedere”. Pur di non pagare una multa saresti capace di commettere qualsiasi infamia. Per non pagare il ticket sanitario saresti capace di farti passare per moribondo. Il problema è per quelli come me che per rispettare la legge non riescono ad arrivare a fine mese. Ma tant’è. Purtroppo abitiamo in una città di persone, che non rilasciano lo scontrino fiscale o emettono una fattura neanche se li ammazzi. Disoccupati che comprano auto di grossa cilindrata a rate, pagano i primi tre bollettini e, poi, tanti saluti al debito. Furbi che ricorrendo all’avvocato ben “ammanigliato” hanno la certezza di risolvere ogni guaio con la giustizia. A livello politico, poi… In vista delle elezioni i furbi danno il meglio di loro stessi. E’ tutto un fingere di “slinguazzare” e genuflettersi davanti al potente di turno. Io, però, un sistema per farti/farli smettere l’avrei. Propongo agli altri aversani: “Facciamoci tutti furbi”. Cinquantasettemila furbacchioni. Vorrei vedere la faccia di certi personaggi di fronte alla scoperta di essere in compagnia di tutto il resto della popolazione. E adesso chi fregate? A chi date la “sola”? Come fate a scavalcare la fila se la fila non c’è? Come fate a fregare il prossimo se quello sta già tentando di “farvi il servizio”? Oh, belli, sveglia! Potrebbe finire la pacchia. Aveva ragione lo scrittore e filosofo francese François de La Rochefoucauld: “Si può essere più furbo di un altro, ma non più furbo di tutti gli altri”.

tratto da Nero su Bianco

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