Intervista ad Alberto Coppola sulla Città di Aversa

di Nicola Rosselli

Alberto CoppolaAVERSA. “Aversa è stata sempre una realtà complessa, per una serie di concause: la sua composizione fisica, fatta di parti storicamente autonome, la sua composizione demografica, con una popolazione continuamente dinamica tra immigrazione ed emigrazione, …

…la sua struttura socio-economica, il suo ruolo di guida e riferimento per il territorio circostante che, praticamente, arriva fino al mare”. Inizia con queste considerazioni di carattere generale un’interessante intervista rilasciata da Alberto Coppola, docente di legislazione urbanistica presso l’università “Federico II”. Un’intervista che è soprattutto un’analisi di come è oggi la nostra città.

Come trova oggi Aversa? “Credo che, da qualche anno, la Città, abbia perso una parte delle sue grandi qualità: capacità di ascolto, disponibilità all’accoglienza, guida per il territorio circostante. E’ vero che i tempi cambiano, le comunità si evolvono ma, credo, che Aversa abbia subito tutte le negatività di una condizione di partecipazione all’area metropolitana napoletana, da cui è risucchiata, senza riceverne vantaggi”.

Ci sono responsabilità per questo stato di cose? “A mio avviso molto dipende da una classe dirigente, politica innanzitutto, troppo ripiegata su se stessa ed autoreferenziale, chiusa nella stretta cinta daziale, incapace di gestire una convivenza cittadina che si fa sempre più difficile; una classe politica dirigente che si è dimostrata ininfluente sul piano provinciale, regionale e nazionale”.

Da questo deriva anche la crisi politica in atto? “Come si fa ad esprimersi su una crisi amministrativa che dura dal giorno dell’insediamento del Consiglio Comunale; la lettura dei giornali, stampati ed on-line, ci aggiorna quotidianamente, più del gossip amministrativo che delle condizioni di governo della Città. Se chi amministra e governa Aversa, come ogni altra comunità, vivesse qualche giorno da semplice cittadino, si renderebbe conto dello stato della pessima qualità dei sevizi al cittadino di competenza comunale e non: assistenza sociale, uffici al pubblico, mobilità interna ed extracittadina, poste, senza aggiungere il disastro ambientale in atto con la crisi rifiuti. Il diniego manifestato da qualificati cittadini ad assumere la carica di assessore è sintomatico della distanza che separa Palazzo e città reale”.

Quali, secondo Lei, le cause? “La classe dirigente degli ultimi anni non si è formata attraverso i partiti politici od un’altra forma di aggregazione, ma è stata reclutata dalla cosiddetta società civile; anche l’Azione Cattolica che, storicamente, ha fornito classe dirigente alla Città ed al Paese latita e non riesce più ad assicurare il fisiologico qualificato ricambio di classe dirigente, politica e non. Peccato perché il capitale umano di cui, ancora oggi, dispone la Città è di ottimo livello professionale ma, a mio avviso, manca sempre il senso della collettività, il primato dell’interesse generale sul particolare, il senso civico del servizio alla comunità. Ormai in Città, se non vi fosse la disponibilità della stampa, non vi sono occasioni per partecipare alla vita pubblica; si è celebrato il funerale dell’ascolto, del dialogo e della tolleranza”.

Quali i danni che questo stato di cose provoca alla città? “Credo che il danno maggiore sia stato fatto, oltre che per la distruzione fisica del territorio e della sue parti storiche più belle, per la devastazione delle coscienza dei giovani cui pare normale l’illegalità diffusa che imperversa ad Aversa e nell’Agro; basta vedere la percentuale di giovani in moto con il casco e la indifferenza dei vigili urbani e delle forze di polizia che tollerano tale stato di illegalità senza provvedere”.

Distruzione fisica? Vuole dire anche distruzione edilizia? “Sono i settori in cui negli ultimi anni si è, più di ogni altro, brillato per illegalità; d’altronde, non rispettare le prescrizioni imposte dal piano regolatore vigente, conservare un regolamento edilizio di 34 anni fa e non avere istituito lo sportello unico dell’edilizia, obbligatorio da 5 anni, è la conferma di una chiara volontà politica di autorizzare lo scempio e la devastazione della parte più antica di Aversa, oltre che di saturare tutto il piccolo territorio cittadino con opere, a volte, anche abusive. E nessuno interviene per fare rispettare la legge!”.

Ci sono speranze per questa nostra martoriata Aversa? “Il ritorno del senso civico, dell’etica del senso della responsabilità pubblica in chi amministra, un progetto complessivo di riqualificazione della Città, nelle sue parti antiche e di nuova edificazione; aver realizzato opere come il rifacimento di via Saporito o l’apertura al godimento visivo del Parco Pozzi non sono sufficienti a garantire un mantenimento di qualità gestionale delle opere realizzate che, finora, si è dimostrato non esistere. Il recupero alla vita ed alla Città di prestigiosi contenitori architettonici, come il Complesso del Carmine o l’Ospedale psichiatrico giudiziario, devono rappresentare obiettivi indispensabili ad un recupero complessivo del centro antico, insieme ad un ritrovato senso civico che va insegnato alle nuove generazioni. Riorganizzare una convivenza civile che metta la persona ed i suoi bisogni (non la spartizione del potere) al centro della vita amministrativa, offrendo ai giovani una speranza di qualità di vita che ora, per loro, manca. Ed il preoccupante fenomeno del disagio giovanile, manifestato anche attraverso episodi di autoviolenza, sono la triste conferma che Aversa ha smarrito il senso della solidarietà, della tolleranza, dell’ ascolto e della comprensione”.

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