Veltroni: vera corsa solitaria o coalizione di comodo?

di Redazione

Walter VeltroniAveva iniziato bene dichiarando di correre da solo, aveva fatto ancora meglio fissando un tetto di massimo tre legislature per essere candidati (ancora troppe ma sempre meglio di niente) tanto da irritare Ciriaco De Mitae costringerloa lasciare il Pd. Infine, aveva fatto una scelta coraggiosa prendendo le distanze dalla sinistra estrema.

Grande temperamento sulle posizioni prese nei confronti dei socialisti, non ben visti dall’ala cattolica del Pd, invitando il loro segretario a mettere da parte il simbolo e entrare nelle liste democratiche, oppure starne fuori. Stando così le cose è importante anche la scelta di Enrico Boselli, segretario del Psi,costretto a trovare una collocazione o correre da solo, anche per non favorire indirettamente l’altra compagine socialista in quota “berlusconiana”.

Insomma, ne aveva fatte tante di cose egregie Walter Veltroni ma negli ultimi giorni sta decisamente scadendo. Forse ha paura di perdere? La scelta di siglarealleanze con alcuni partitipoco garba agli stessi membri del Pd. Il primo patto l’ha siglato con L’Italia dei valori di Antonio Di Pietro che corre con il suo simbolo ma appoggia sia la candidatura del premier che il programma del Pd. Un patto simile a quello che il Pdl di Silvio Berlusconi ha sancito con la Lega. Oggi si scopre che anche i Radicali, messi alle strette dal segretario Veltroni, hanno deciso Silvio Berlusconidi confluire nelle liste del Pd, lasciando perplessa l’ala cattolica del nuovo soggetto politico che non condivide a pieno le teorie del partito di Pannella e Bonino. Vuoi vedere che la sperata possibilità di far scomparire quei piccoli partiti che arrivavano massimo al 3%, che prendono soltanto i contributi di Stato e che impediscono al Governo in carica alcune scelte,non si concretizzerà perché ci saranno altre frammentazioni prima della consegna delle liste?

Nell’attuale scenario la governabilità resta sempre in bilico perché se si presenterà una situazione in cui i voti dei Radicali, oppure quelli dell’Idv, siano fondamentali per la vittoria del Pd alle prossime elezioni, gli stessi potrebbero ricattare il futuro Governo con la solita pretesa di farlo cadere se non si accontenta qualche loro richiesta. Naturalmente lo stesso vale anche nel Pdl: in essougualmente confluiscono formazioni che lasciano il loro simbolo ma che hanno sempre dalla loro la possibilità di conquistare alcuni numeri di seggi con i quali “giocare” sulle scelte di un’eventuale governo di centrodestra.

Sicuramente prima della consegna delle liste, prevista per il prossimo 10 marzo, ci saranno tanti colpi di scena. Al momento tutto è ancora indeciso ma la strada che si sta percorrendo riconduce, ancora una volta, ad un sistema che non garantisce una governabilità piena, fatta di scelte decise e coraggiose. Si potrebbe addirittura ipotizzare una sorta di “governo di responsabilità” in cui i due partiti maggiori, dopo le elezioni, si uniscano per fare ciò che da quindici anni non si riesce a fare in Italia: riforma costituzionale, una buona legge elettorale e una ricostruzione del sistema economico, visto che quello attuale sta portando il Paese al declino.

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