Kosovo, cittadini serbi attaccano al confine

di Antonio Taglialatela

un soldato della Kfor (Nato)KOSOVO. Un migliaio serbi, contrari all’indipendenza proclamata dal Kosovo, hanno attaccato postazioni di frontiera, dando alle fiamme i container di due posti di confine tra la Serbia e l’ex provincia che ospitavano gli uffici della dogana dell’Onu e della polizia.

Kosovo, attacco dei serbi al confine

Gli agenti sono scappati, non si è registrata alcuna vittima ma i valichi di frontiera sono stati temporaneamente chiusi. Sul posto sono intervenuti i militari della Nato, i cosiddetti “peacekeeper” che fanno parte di una forza di 17mila unità, la Kfor, di cui fanno parte 35 nazioni. Forza inviata dall’Onu nove anni fa, ossia da quando il territorio del Kosovo è sotto l’amministrazione delle Nazioni Unite. Proprio per far fronte al rischio di rappresaglie, l’Unione europea invierà in missione 2mila tra poliziotti e giuristi ma i serbi locali (120 mila in Kosovo, di cui la metà concentrata in un’area che corre a nord da Mitrovica al confine con la Serbia), sostenuti dal governo serbo e dalla Russia, annunciano che non ne verrà accettata l’autorità. Intanto, stamani, in una telefonata avuta con il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha sottolineato che per la Russia la dichiarazione unilaterale del Kosovo, sponsorizzata proprio dagli Usa, è una “minaccia per la stabilità internazionale”. La Serbia, come primi segnali di rappresaglia, ha richiamato il proprio ambasciatore a Washington, così come ritornerà presto in patria il rappresentante diplomatico serbo in Francia, stesso provvedimento che sarà adottato per Gran Bretagna, Germania e Italia.

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