Arrestato il superboss della ‘Ndrangheta Pasquale Condello

di Redazione

Pasquale CondelloREGGIO CALABRIA. Nella tarda serata di ieri, dopo 18 anni di latitanza, è stato arrestato il boss Pasquale Condello. Assieme a lui in manette anche il proprietario dell’appartamento in cui è stato trovato il boss, Antonio Chillà, il nipote Giandomenico Condello, di 28 anni, ed il genero Giovanni Barillà, di 30.

Chillà è accusato di favoreggiamento mentre gli altri due, essendo parenti del boss latitante, sono accusati di procurata inosservanza di un provvedimento dell’autorità giudiziaria, con l’aggravante di aver agevolato attività di associazione di tipo mafioso. Pasquale Condello, 58 anni,era latitante dal 1990 dopo essere stato scarcerato dietro pagamento di una cauzione di 100 milioni di lire. All’epoca il boss era stato arrestato per associazione mafiosa, ma uscì dal carcere sfruttando l’istituto, allora in vigore, della scarcerazione per cauzione. Nell’appartamento dove è stato bloccato, oltre all’arredamento curato in ogni piccolo particolare, si trovavano comfort di ogni genere: dai vari abiti griffati allo champagne. Numerosi sono i “pizzini” ritrovati, con sopra indicati nomi di persone associati a vocaboli che ora sono al vaglio degli inquirenti, i quali stanno tentando di decifrarli. Il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso si dice soddisfatto: “Quando si hanno questi successi avvertiamo un ritorno di maggiore predisposizione dei cittadini ad aprirsi, a collaborare con le forze dello Stato. C’é chi pensa che la Calabria sia abbandonata ma posso dire che noi magistrati, forze dell’ordine, carabinieri, qui ci siamo. In tal senso mi auguro che tutti gli altri si manifestino con comportamenti e atti coerenti. Il primo pensiero per il successo di questa operazione intendo rivolgerlo ai ragazzi dell’Arma dei carabinieri che con grande sacrificio sono riusciti ad assicurare alla giustizia un pericoloso latitante come Pasquale Condello. Il loro lavoro è l’esempio migliore per le nostre speranze, per il nostro futuro del Paese”. Infine, Grasso ha rivolto un appello “anche ai giovani delle famiglie di ‘ndrangheta per un futuro diverso fatto di elevazione culturale per spingerli a lavorare come classe dirigente legale e non come rampolli criminali di questa terra”.

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