Imam e parroco scrivono una preghiera per Karim

di Redazione

Famiglia KarimTRENTOLA DUCENTA. Una preghiera scritta a quattro mani dal sacerdote di una parrocchia e l’imam del centro di preghiera mussulmana di San Marcellino. È rivolta a Dio, qualunque sia il suo volto, ed è per Karim. La lettera-preghiera pensata e scritta da don Peppino Esposito e Hidouri Nasser verrà consegnata nelle mani dei genitori del bambino ferito la notte di San Silvestro a Trentola Ducenta da un proiettile vagante.

La vicenda di Karim ha già fatto un piccolo miracolo unendo due religioni e comunità in un’unica preghiera: «L’idea è nata il primo gennaio, dunque il giorno dopo il triste fatto che ha coinvolto la famiglia Hammed», ha spiegato l’Imam Nasser, «tutta la comunità è in apprensione, ma fiduciosa». Ogni giorno, alle sette de mattino, Nasser raggiunge la masjid in via Starza a San Marcellino e dopo la quotidiana preghiera con i fedeli rivolta in direzione della Mecca, intona l’invocazione collettiva per Karim. Allo stesso modo la comunità cattolica si è mobilitata. I due parroci delle chiese di San Michele e San Giorgio hanno recitato il rosaio per due sere consecutive. Annullata, invece, la fiaccolata degli amici e compagni di scuola in paese, perché la famiglia non vuole grandi attestazioni di sostegno, ma l’essenziale per continuare a sperare. Gli Hammed non hanno parenti in Italia, quindi possono contare solo sull’aiuto di conoscenti e amici. Ad accudire il piccolo Teddy, il cane di Karim sprofondato in depressione da quando il suo padroncino è stato portato in ospedale, ci pensa la famiglia italiana che divide il cortile con la famiglia tunisina; da qualche giorno Teddy gira in strada con la coda tra le gambe ed esce dalla cuccia solo per mangiare. L’orologio di casa Hammed sembra esseri bloccato alle 23 e 50 del 31 dicembre 2007: tutto è rimasto come allora nel cortile che, molto presto, resterà vuoto. Perché la madre di Karim non vuole più tornare nell’appartamento al piano terra dove suo figlio è stato ferito. Il Comune ha attivato un contatto con un imprenditore edile disposto a dare in affitto un appartamento nuovo in via Circumvallazione. Sempre al Comune è giunta la notizia dell’istituzione di una borsa di studio per il fratello di Karim. Assistenza e conforto, però, sono le uniche cose che ora sono davvero necessarie. In quindici giorni segnati da pene e speranze l’intera famiglia si è trasferita all’ospedale Santobono di Napoli rimanendo nella sala d’attesa per giorni interi. Le condizioni del bambino sono gravi: «La temperatura del corpo è salita a 39, la situazione è stazionaria», ha dichiarato ieri il papà che ha aggiunto «preghiamo in continuazione». Karim, dunque, ha ancora la febbre alta ed un proiettile conficcato in testa. Ma a che punto sono le indagini? Tutto farebbe pensare ad un punto fermo, ad una via investigativa senza sbocchi. La polizia del commissario di Aversa sta restringendo il cerchio attorno a tre persone di cui una gravemente sospettata. La svolta tanto attesa però, in quindici giorni, non c’è stata, nonostante il lavoro fatto anche di notti insonni trascorse in ufficio ad ascoltare possibili persone informate sui fatti. Si procede contro ignoti, ma l’ipotesi che in queste ore sembra più credibile è che nella sparatoria di fine anno sia coinvolto un componente delle forze dell’ordine.

Il Mattino (MARILÙ MUSTO)

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