Guarisci, dobbiamo giocare a pallone

di Redazione

KaromTRENTOLA DUCENTA. Una famiglia tunisina perfettamente integrata: un lavoro stabile lui, uno part time per lei. Ma soprattutto un bambino splendido da crescere, «bello come il sole» lo descrivono le maestre, «buono e disponibile» lo definisce il suo migliore amico, Salvatore.

KarimCompagno di avventure e vicino di banco, Karim è da sempre un ragazzino sveglio che con Salvatore divide compiti e marachelle. Alla base del legame tra Karim e Salvatore c”è un profondo sentimento d”amicizia che sfonda qualsiasi muro dottrinale e religioso. Il colpo di pistola penetrato nella testa di Karim ha distrutto il cervello del bambino, ma anche la piccola esistenza serena del suo migliore amico perché ogni piccola tragedia sconvolge le cose che si vedono, ma anche quelle che non si vedono, come i sentimenti. «Ogni domenica mattina», racconta Salvatore «tutti i compagni di scuola si ritrovano in piazza Missioni Estere a Ducenta». «C”è Giorgio, Antonio, Antimo e l”altro Salvatore», spiega: «giochiamo a calcio e anche se non abbiamo una vera squadra ci piace segnare e festeggiare ad ogni goal, io tifo per il Napoli». «Certo, Karim non è proprio bravissimo come portiere, ma una volta, ricordo, è riuscito anche a segnare». La mamma di Salvatore, la signora Consiglia, prega a tutte le ore e bussa al portone di via Forno ogni pomeriggio alla ricerca di notizie: «La mattina del primo gennaio ho appreso la brutta notizia uscendo dalla chiesa di San Giorgio, ne parlavano alcune signore, non potevo crederci, poi ho visto la mamma di Karim in televisione e mi è cascato il cuore». «Tra mamme», dice «ci si conosce tutte, spesso vedo la madre o la sorella all”uscita di scuola». Gli amici del piccolo, anche in questi giorni, sostano in piazza e comprano botti natalizi. Antonio e Salvatore ricordano che spesso giocano a carte a casa di Karim con Yu Gi Oh e alla palystation, altre volte, invece, guardano la televisione o dvd. Anche la famiglia di medici Pompella, dove la signora Rachida lavora part time come domestica, è profondamente provata. La madre dei due medici, la signora Filomena, descrive mamma Rachida come una donna splendida: «Lavora tanto e fa tutto per i suoi tre figli, ma non si è mai lamentata né ha mai preteso altro», racconta «a volte, raramente, porta anche il piccolo Karim con lei, è un bambino bellissimo». «Spesso di mattina», continua «mi dice che deve accompagnare il figlio a scuola, allora si allontana per qualche minuto, ma poi torna a lavorare», poi aggiunge: «anche da queste parti, la notte di fine anno, si udivano esplosioni di botti e suoni forti, com”è possibile ferire un bambino per dei botti?». Tutto il paese è turbato dalla vicenda che ha contorni ancora tutti da chiarire. Le indagini sono ferme ad un palo. I due parroci del paese, Don Vincenzo Marino e Don Luciano Di Caprio, nelle omelie di inizio anno, hanno usato termini duri bollando il fatto come «un gravissimo segno di inciviltà».

Il Mattino (MARILÙ MUSTO)

Paludi: traiettoria difficile da definire si può soltanto stringere il campo

Casa KarimMentre all’ospedale Santobono i genitori sperano in un miracolo per salvare Karim, gli investigatori del commissariato di Aversa proseguono l’attività investigativa a tutto campo. La speranza è quella di ritrovare l’arma dalla quale è partito il colpo e soprattutto individuare chi lo ha esploso. In mano agli investigatori, per il momento c’è il bossolo ritrovato a poca distanza da luogo in cui è stato colpito il piccolo Karima. «Il bossolo, dal quale si evince anche il calibro, ci fa capire che si tratta di una pistola automatica ed è un’informazione in più rispetto a tutte le altre che può fornirci il proiettile», afferma il dottor Giuseppe Paludi, perito balistico, consulente in diversi casi giudiziari (anche Dda) cui quello del processo per l’assassinio di Enrico Di Monaco, il 17enne trovato morto due anni fa, dopo essere scomparso per un mese dal rione Sant’Andrea di Santa Maria Capua Vetere. «L’esame del bossolo, come del proiettile con i rispettivi solchi e rigature – prosegue Paludi – permette di stabilire il calibro e il tipo di arma che lo ha sparato e, in alcuni casi, di identificare la marca dell’arma che ha esploso il colpo. Sulla superficie del proiettile, oltre alla rigatura si formano dei solchi e delle strie che sono caratteristici di ogni canna, elemento che permette, attraverso uno specifico esame, di stabilire con certezza se due proiettili sono stati esplosi dalla stessa arma. Naturalmente – spiega il consulente – per l’identificazione di un’arma sospetta è necessario averla sotto sequestro ed eseguire dei tiri di confronto». Più difficile, invece, stabilire la traiettoria. «In questo caso la complessità – continua Paludi – è legata alla necessità di avere due punti fissi come parametri e, dal momento che la testa è il punto più mobile del corpo, l’esame diventa particolarmente delicato. Si può sicuramente restringere il campo per stabilire la zona della partenza del proiettile, ma non individuare esattamente il punto dal quale è stato esploso». In queste ore, intanto, si parla anche di colpo diretto. «Il colpo diretto – conclude il consulente – non subisce deviazioni dovute a ostacoli e oggetti vari ma è ben diverso dal colpo mirato. Sicuramente, in questo caso, è stato esploso da qualche parte nelle vicinanze, ma solo con un più approfondito esame balistico e con maggiori elementi in mano è possibile stabilire la differenza tra un colpo diretto e uno mirato. Insomma occorre del tempo per le opportune verifiche».

Il Mattino (BIAGIO SALVATI)

Colpito da cento metri sospettati in quattro

La famiglia di KarimPiù di venti persone già ascoltate in poche ore, tra vicini e conoscenti della famiglia di Karim. E di queste, almeno quattro o cinque potrebbero essere risentite nelle prossime ore. Gli agenti del commissariato di Aversa, coordinati dal pm della procura di Santa Maria Capua Vetere, Ilaria Sasso Del Verme, stanno cercando di stringere il cerchio attorno alla persona che ha sparato la notte di San Silvestro colpendo alla testa un ragazzino di dieci anni, colpevole soltanto di voler festeggiare l’arrivo del capodanno nel cortile di casa a Trentola Ducenta. Anche ieri gli inquirenti sono tornati nella casa di via Forno per cercare riscontri e per effettuare rilievi fotografici. Poi, nel pomeriggio un nuovo sopralluogo per parlare ancora una volta con la famiglia di origine tunisina trapiantata da più di venti anni nel Casertano. Un incontro di pochi minuti con il capofamiglia Hammed e con la mamma Rachida, passati da casa per prendere dei panni di ricambio prima di tornare in ospedale al Santobono per stare vicini a Karim, che lotta tra la vita e la morte a causa di quel corpo estraneo conficcato alla base del cranio. E proprio sulla base delle risultanze della Tac effettuata al piccolo, gli inquirenti sono propensi a credere che il proiettile possa essere di medio-grosso calibro. Un particolare che porterebbe a non escludere la compatibilità con il bossolo (l’unico al momento) ritrovato la mattina di capodanno davanti al cortile di alcuni vicini, anch’esso di un calibro medio-grande. Intanto, confermano dal commissariato, tutti i vicini restano sospettati.

Chi ha sparato lo avrebbe fatto da una distanza massima di un centinaio di metri mirando verso l’alto e senza la volontà di colpire. Una colpo che, nella parte finale della parabola discendente, ha colpito accidentalmente alla testa Karim. Nello spazio dove è stato ferito non sono stati trovati segni sui muri o su altre superfici che facciano ipotizzare che il proiettile abbia rimbalzato prima di conficcarsi nella testa del ragazzino. In ogni caso, dalla visuale dell’esterno che si ha dal cortile, sembrerebbero non più di tre o quattro le possibili direzioni di provenienza del colpo. E proprio sulla base di questo elemento, la polizia starebbe focalizzando le verifiche non solo alle immediate adiacenze dell’abitazione, ma anche su alcuni palazzi a ridosso del vicino liceo scientifico. Intanto, nessuna persona risulta titolare di porto d’armi in via Forno come, del resto, nessuna delle persone sentite ha ammesso di aver usato armi per festeggiare l’arrivo del nuovo anno né di aver visto qualcuno intento a farlo. Per questo motivo si è allargato il raggio delle verifiche sui possessori di armi registrate anche oltre la strada di residenza della famiglia. E proprio in quest’ottica, le attività di controllo sono state estese anche ad accertare se nella zona abitino dei pregiudicati o risultino residenti eventuali familiari di camorristi, che possano aver avuto degli ospiti dal «grilletto» facile nella notte di San Silvestro. Ieri, poi, è arrivato anche l’appello del cardinale Sepe: «Costituitevi» ha detto rivolgendosi a chi ha sparato nella notte di Capodanno al piccolo Karim, ferendolo alla testa. «Tutta la mia solidarietà di vescovo alle famiglie delle vittime».

Il Mattino (FRANCESCO G. ESPOSITO)

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