Ricatti e potere: le “regole” costruite dalla politica

di Redazione

 Possibile che quando un magistrato tocca un politico italiano esso è “incompetente”, “non sa fare il proprio mestiere”, “sta covando qualcosa” contro l’indagato?

È assurdo quello che sta succedendo, l’Europa deve intervenire, perché l’Italia rischia di entrare in un tunnel senza uscita. Non c’è maggioranza che tenga per colpa delle pressioni provenienti dai piccoli partiti partoriti dalla Seconda Repubblica. Qualsiasi maggioranza di governo è costretta a subire pesi che stanno letteralmente ostruendo ogni forma di progresso del Belpaese. Rappresentanti di un numero esiguo di cittadini riescono a decidere arbitrariamente per un intero popolo.

È inaudito che duecentomila voti di un piccolo partito blocchino le scelte fatte dalla stragrande maggioranza degli elettori. In Italia sembra che si stia generando un abuso di potere, questo è alimentato dai vari cavilli che girano intorno alla politica. Queste regole danno un potere al singolo politico di decidere chi può o non può fare il direttore generale di un’azienda sanitaria, chi deve fare il manager di un’azienda di Stato, chi deve fare il dirigente di un ente pubblico, e così via. Queste regole fasulle, che non sono ammissibili, e non fanno parte della politica, sono state create soltanto per avere degli alibi. Ciò ha innescato un sistema che porta inevitabilmente a fare delle spartenze prima delle elezioni, se poi qualcosa s’inceppa durante il percorso iniziano i valzer delle pretese minacciando di far cadere un governo. Queste regole, che i politici le fanno sembrare un “diritto della politica”, vanno immediatamente cancellate, se necessario perseguite penalmente. Questo metodo deve essere abolito dal Parlamento al più presto. In Italia va inserito il sistema della meritocrazia e non quello delle spartenze politiche: a dirigere un ospedale come direttore ci deve andare qualcuno scelto secondo criteri meritocratici, attraverso assemblee ospedaliere, scegliendo il candidato più capace, e non da scelte dettate dai politici. Il più delle volte ci sono uomini sbagliati in posti sbagliati, scelti erroneamente dalla classe politica, senza badare alle loro capacità, ma soltanto per guardare agli interessi del partito. La politica non è questa, la politica è ben altra cosa, questo sistema genera soltanto clientelismo per i partiti e sottrae benefici ai cittadini.

Nel corso degli anni ci sono stati manager che non hanno saputo far decollare aziende pubbliche. Ebbene, quegli stessi manager, pagati a suon di miliardi, sono stati tolti da un’azienda pubblica ormai sull’orlo del fallimento e sono stati mandati a dirigere un’altra azienda pubblica anch’essa inevitabilmente fallita. Allora mi chiedo: se quel manager non ha saputo far crescere l’azienda, per quali ragioni è stato mandato in un’altra pur avendo un pessimo curriculum alle spalle? Questo è il sistema che sta facendo fallire l’azienda Italia, proprio perché c’è una classe dirigente, senza distinzione di colore politico, che, a discapito dell’immensa povertà che sta colpendo le famiglie italiane, pensa più agli interessi dei partiti che alle esigenze economiche del paese. Siamo diventati lo zimbello dell’Europa, sempre più politici si trovano al centro dell’attenzione di casi giudiziari, la malavita organizzata prolifera, il potere d’acquisto è al collasso, tutto sta precipitando e nessuno si assume le proprie responsabilità. L’Italia ha bisogno di governi forti che sappiano traghettare il paese fuori da questa crisi economica senza precedenti e da questo malcostume politico che spreca ingenti somme di danaro pubblico.

Non bisogna più accettare ricatti per mantenere in piedi un governo, mai più maggioranze costruite soltanto per vincere e non per governare, mai più un’Italia con una classe politica che non sa fare scelte coerenti, mai più un paese come quello costruito in questa Seconda Repubblica, mai più una nazione con una politica irresponsabile. Siamo diventati il peggior paese per gestione politica, ormai siamo ultimi su tutto.

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