Prodi sui salari: “Ridurremo il carico fiscale”

di Angela Oliva

Romano ProdiROMA. Dall’incontro tra Governo e i segretari di Cgl, Cisl e Uil, avvenuto lo scorso 8 gennaio, Epifani, Bonanni e Angeletti ne uscirono delusi.

Il tavolo delle trattative era pieno di rappresentanti ma povero di fondi tanto che ai sindacati fu chiesto di aspettare la Trimestrale di cassa, che non arriverà prima di aprile. Gli interventi sui salari dovevano essere la reintroduzione della detrazione secca a favore dei dipendenti; una dote fiscale per i figli a carico a favore dei redditi molto bassi; la sterilizzazione dell’Iva sugli aumenti tariffari e poi, con la Finanziaria 2009, una limatura dell’aliquota iniziale Irpef. Stamattina, durante il vertice di maggioranza, il Presidente del Consiglio Romano Prodi ha riferito sulla questione degli stipendi affermando: “Con gli strumenti che abbiamo a disposizione e con le risorse che saremo capaci di generare possiamo, però, muoverci nella direzione di una riduzione concreta del carico fiscale, a vantaggio, innanzitutto dei salari e dei bassi redditi”. Il premier ha parlato di “un quadro severo, in cui due problemi emergono in modo chiaro: la bassa produttività complessiva del nostro sistema e una cattiva distribuzione del reddito, due problemi che si intrecciano e che vanno affrontati insieme”.

E continua precisando: “Vorrei essere molto chiaro e vorrei che ne fossimo tutti consapevoli: gli interventi di carattere fiscale sui quali ci concentreremo nei prossimi mesi non possono certo risolvere da soli tutte le questioni redistributive del Paese. Una più equa distribuzione del reddito dipende anzitutto dalla crescita economica e dalla contrattazione”. Infine, conclude: “Il paese ci chiede di governare, di dire dei sì e dei no, di non tergiversare. E” una lezione di cui fare tesoro. Tutte le operazioni fiscali devono essere compatibili con la riduzione e con l”abbattimento del debito pubblico. Il principio lo abbiamo inaugurato con la finanziaria appena approvata e ora bisogna andare avanti: non dovremo chiedere un euro in più ai nostri lavoratori, alle famiglie e alle imprese per il risanamento dei nostri conti. Tutte le risorse aggiuntive le dedicheremo allo sviluppo. Il contenimento strutturale delle spese improduttive sarà la fonte principale da cui trarre le risorse, perché il nostro Paese possa godere nel tempo di finanze sane e concentrate sulle sue grandi priorità della crescita e dell”equilibrio sociale, riducendo in parallelo quell”enorme trasferimento dai redditi alla rendita che è oggi ancora costituito dagli oltre 70 miliardi di euro di interessi che ogni anno lo Stato paga sul suo debito”.

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