Piccole storie dell’Italia che muore (terza parte)

di Redazione

Bce Francoforte Continuiamo a raccontare le difficoltà che ogni cittadino sta affrontando dopo l’entrata in vigore dell’euro. Un percorso che conduco raccogliendo testimonianze tra tutti coloro che ormai si sentono soffocati dalla moneta unica europea.

Sono pochi quelli che ritengono che l’euro sia stato un bene, anche gli economisti cominciano a zittire poiché non sanno cosa rispondere dinanzi a cotanto malessere che gira per l’Italia. Qualcuno mi ha anche risposto che se non ci fosse stato l’euro oggi il pieno di benzina costerebbe 150 mila lire. Evidentemente nessuno fa più il pieno di benzina nella propria auto da un bel po’ di tempo,chi invece come me viaggia sa che il pieno costa tantissimo. Pur essendo fortunato con una macchina a Gpl, stamattina di buon ora ho deciso di fare il pieno di benzina, ebbene, per riempire il mio serbatoio, che ha una capacità di 63 litri, con un costo per litro di 1,40 euro, ho speso circa 90 euro, tradotti in lire dovrebbero essere all’incirca 180mila del vecchio conio. Riempire un serbatoio è un impresa molto costosa oggi, e se non c’era l’euro non cambiava nulla, anzi potrei dire che oggi ho pagato qualcosa in più, dove sta il vantaggio? Perché si continua a dire che con la lira un pieno costerebbe tanto, quando poi ne paghiamo di più con l’euro? Questo è uno dei tanti punti negativi prodotto dalle chiacchiere che circondano il cittadino italiano dal 2002 ad oggi. Di chi sia la colpa a me non interessa, mi interessa mettere in chiaro gli svantaggi di una moneta unica che non ha portato nessun beneficio nelle tasche degli italiani, e come tale va combattuta affinché, se deve essere un beneficio, lo diventi veramente e non rapprensenti soltanto illusioni fatte dalle chiacchiere di chi vuole per forza di cose difenderla, mentre l’evidenza dimostra il contrario.

Una volta incontrai una coppia d’insegnanti che un tempo si poteva ritenere veramente una famiglia agiata su tutti gli aspetti. A casa loro entravano all’incirca cinque milioni delle vecchie lire. Sappiamo tutti che con la lira chi guadagnava cinque milioni era più che un signore. Nel corso degli anni hanno comprato casa, poi successivamente, contraendo mutui, hanno comprato anche la casa al mare. Certamente con cinque milioni al mese si contraeva tranquillamente un mutuo di un milione di lire, e in un tempo massimo di 13 anni estinguevi tranquillamente il debito. Oggi ci vogliono 40 anni. Contemporaneamente, quindi, avevano con un altro mutuo di un milione di lireacquistato anche la casa al mare, nonostante le tante spese restavano nelle loro tasche tre milioni delle vecchie lire. Sfido chiunque a dire che con tre milioni non si stava bene. Si concedevano la pizza settimanalmente, tutto ciò che li circondava era stupendo e realizzabile. Nel 2002 l’inizio della tragedia, non solo per loro, ma per tutti i cittadini italiani che vivevano dignitosamente con quello che guadagnavano con i loro stipendi ed oggi non possono più farlo. Da allora questi due illustri insegnanti, invidiati da tutti con la lira, si ritrovano con due stipendi che sommano 2600euro al mese. I figli si fanno grandi, per fortuna non hanno più mutui da pagare, ma uno dei figli, a 35 anni suonati, decide di sposarsi.Guadagna 1050 euro al mese, la sua fidanzata 800 euro, a questo punto ci vuole una casa, da soli non possono affrontare un mutuo, anche perché la fidanzata è una lavoratrice a contratto a tempo determinato. Non voglio essere ripetitivo, pertanto mi limito a dire che sappiamo oggi quanto costa un appartamento e una lavoratrice a contratto a tempo per le banche non è affidabile. In parole povere, i due insegnanti si rendono conto che quello che si ritrovano in mano, come somma dei due stipendi, è una umiliante miseria, poiché non si sentono più nelle condizioni di poter aiutare il figlio che deve sposarsi. Nel corso degli anni con i loro stipendi in lire sono riusciti a costruire tanto, accumulando beni immobili, oggi sono costretti a vendere per mettere in condizione il figlio di avere una somma a disposizione per comprare una casa nella periferia della città. Così vendono la casa al mare per aiutare il figlio. Morale della favola: i cinque milioni erano una ricchezza magnifica, in sole 24 ore quei cinque milioni tradotti in euro sono diventati una miseria.

Ancor prima che uscisse l’euro, con chiunque parlavo, senza conoscere la realtà attuale, ma immaginandola,dicevo che la nuova monetaci avrebbe distrutto per una serie di ragioni. Mettendo in primo piano come causa l’esigenza di costruire innanzitutto l’Europa forte politicamente e poi la moneta unica. Invece si è fatto il contrario. In questo modo il parlamento europeo sembra essere solo un parcheggio per tanti politici e nient’altro, con costi aggiuntivi per ogni singolo paese.

Una seria politica comunitaria non esiste, le scelte vanno nella direzione opposta della realtà. Occorrevano altri venti anni prima di portare la moneta unica in Europa, si è voluto per forza di cose volerla subito, a costo di enormi sacrifici per i popoli prima di farla entrare in vigore, e incredibili sofferenze con la sua circolazione dopo.

Inevitabilmente, tutto ciò porterà al declino totale se non si interviene tempestivamente con politiche economiche serie che vadano a riparare un impatto con l’euro che aveva bisogno di ancora altro tempo prima di essere introdotto. Bisognava concentrare le idee per costruire, in primis, uno stato politico europeo vero e proprio. Ormai sono trascorsi sei anni e credo che il tempo mi stia dando ragione. In tutta Europa c’è grande sofferenza, tranne per qualche paese che già stava bene prima, il resto è una corsa affannosa che non porta nessun beneficio, se non peggiorare le cose di anno in anno, proprio perché non esiste uno stato europeo che sappia fare scelte politiche concrete.

Gli economisti dicono che il 2008 per gli italiani sarà ancora peggio, purtroppo gli unici a pagarne le conseguenze continuano ad essere le famiglie umili che non sanno più a quale santo affidarsi per ottenere un miracolo, poiché vedono la loro vita scivolare sempre più verso la povertà.

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