Kenya, cӏ una speranza di mediazione

di Antonio Taglialatela

Raila Odinga KENYA. Spiragli di pace in Kenya, dove è in corso una mediazione per porre fine alle violenze scatenatesi all’indomani della rielezione di Mwai Kibaki alla presidenza del paese. Violenze che, finora, hanno provocato oltre 500 morti e 250mila rifiugiati.

Annullato il corteo in programma domani per chiedere le dimissioni di Kibaki. Il leader dell’opposizione e candidato alla presidenza, Raila Odinga (il quale, sin dal primo momento, ha sostenuto la tesi dei brogli elettorali e ritiene di essere il vero presidente) sta tenendo degli incontri con l’inviato Usa in Africa, Jendayi Frazer. Odinga, 63 anni, vuole evitare il ripetersi di sanguinosi scontri tra manifestanti e polizia, ma allo stesso tempo vuole mantenere alta la tensione dal punto di vista politico per indurre il 76enne Kibaki a dimettersi. “Nessuno vuole il sangue, ma la democrazia non ha scorciatoie. Se non ti impegni il dittatore mette radici”, dice un portavoce dell’ex candidato. Anche Papa Benedetto XVI invoca la mediazione: “In questi ultimi giorni ha conosciuto una brusca esplosione di violenza. Invito tutti gli abitanti, e in particolare i responsabili politici, a ricercare mediante il dialogo una soluzione pacifica, fondata sulla giustizia e sulla fraternità”. Intanto, il governo kenyano di Kibaki accusa Odinga di aver fissato condizioni impossibili per avviare un colloquio. Il Kenya conta 36 milioni di abitanti ed oggi vive una situazione di violenza paragonabile a quella verificatasi agli inizi degli anni ’60, periodo della lotta per l’indipendenza dalla Gran Bretagna, ottenuta nel 1963.

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