“Il Pastore della Meraviglia”, nuovo libro di Gennaro Matino

di Redazione

Gennaro MatinoEccoci al nuovo libro di Gennaro Matino: “Il Pastore della Meraviglia” che sarà presentato a Capua, il 20 dicembre, ore 19.30, nella struttura Ex Libris di Corso Gran Priorato di Malta 25, cortile Palazzo Lanza.

Dopo la complessità e l’autorevolezza dei libri precedenti (vedi Sottosopra, scritto con Erri De Luca, o Raccontami), Matino torna a scrivere con il linguaggio della gente, il linguaggio comune, consapevole che solo attraverso parole così semplici ed umili si possa arrivare a cuori irraggiungibili. Il libro è diventato in poche settimane un fenomeno editoriale: quinta edizione con circa trentamila libri venduti, eppure si continua a dire che ormai il presepio è pressoché defunto, oppure la domanda da porsi e se fosse necessario parlare ancora del presepio. Quello che sta succedendo a Forcella in questi giorni rappresenta la risposta a queste perplessità. La camorra impedisce ad un artigiano la possibilità di esporre un presepio anomalo, “choc”, dove nella grotta non c’è Gesù, né la Madonna, né San Giuseppe, tanto meno il bue e l”asinello, al loro posto compaiono bare, fucili e pistole quasi a significare che in certi posti non può esserci una rinascita. Lo stile del libro è quello di una commedia napoletana ambientata nella modesta abitazione dei due anziani coniugi. Un basso che affaccia su uno dei tanti quartieri della città, dove il dialogo tra i tre personaggi dà vita ai veri protagonisti del racconto: le statuine del presepe che nel corso dei secoli hanno narrato il miracolo della Santa notte, fissandola attraverso le immagini nella storia dell’umanità. Il libro non può non richiamare la tradizione eduardiana cercando di spiegare il significato simbolico dei principali personaggi: da Benino che dorme, mentre il popolo si avvia verso la capanna dell’Avvento, rappresentando nel suo sonno il candore del sogno, del Pastore della Meraviglia ancora stupefatto nella sua postura di fronte al mistero dell’evento, nella classica condizione dell’uomo nei confronti del mistero e cosi via. Un tema quello del presepio che divide e che già divideva ai tempi di Eduardo; ricordiamo la storica battuta della commedia Natale in casa Cupiello di Eduardo De Filippo: «Tommasì te piace “o presebbio?» «Nun me piace»,e Lucariello insiste “Il presepe che è una cosa religiosa…”, ma il figlio risponde “Si, una cosa religiosa con l”enteroclisma di dietro.. e a me nun me piace, nun me piace e basta!”. E’ questo il ritornello di tutta la commedia, battibecco tra padre e figlio, e il presepio punto cruciale della commedia: il presepio contro tutti, e punto di disaccordo della famiglia. Un presepio, a detta di Lucariello, «contrastato in famiglia. Qua non mi capiscono… Io faccio il presepio perché quando avevo i figli piccoli, lo facevo… Sapete, era un”allegrezza… E anche adesso che sono grandi, io ogni anno debbo farlo… Mi sembra di avere sempre i figli miei piccoli… Sapete… anche per religione. È bello fare il presepio… E l”ho fatto senza l”aiuto di nessuno». Eh si, Matino sembra riprendere in pieno questi concetti ed estenderli alla nostra realtà. Oggi ci sembra assurdo poter dedicare tempo alla costruzione di un presepio; siamo veloci, siamo super tecnologici, e siamo sempre maggiormente invasi da messaggi che orientano i nostri consumi festivi in tutt’altra direzione. Ma non ci siamo resi conti che ci stiamo e ci stanno distruggendo l’ennesimo sogno? L’attesa del Natale e la costruzione del presepio al di là dell’aspetto religioso ha dato per anni alle famiglie la possibilità di essere complici di un progetto, di dedicare tempo alla propria dimensione familiare riscoprendo quelle emozioni fanciullesche e riportandoci indietro di anni. Ecco gli ulteriori temi che Padre Matino riprende: l’importanza della memoria nella formazione personale, l’importanza del tramando della tradizione, il ricordo dei momenti condivisi di quando eri bambino, facendoti riassaporare quel calore familiare completamente dimenticato nel caos quotidiano. Ed allora sono convinto della difesa ad oltranza di questo patrimonio di tradizioni; e tale difesa deve iniziare dagli stessi artigiani di San Gregorio che devono resistere al fascino mediatico di riproporre qualsiasi personaggio televisivo che nulla ha a che vedere con l’antica tradizione. E il motivo di questa difesa è tutto racchiuso nella frase con cui zio Peppe si rivolge al nipote Gennarino: “Perché il presepe è conservare la neve nel cuore, anche quando la neve non scende. In qualsiasi parte del mondo può nevicare a Natale se si prepara un presepe”.

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