La violenza degli adolescenti

di Redazione

 Studi recenti, hanno dimostrato che i fenomeni di violenza, diffusi tra gli adolescenti, non sono legati alla giovane età ma, piuttosto, ad uno stato di sofferenza psichica e di rabbia repressa, derivante dall’impossibilità di orientare le scelte di politica sociale che fa sentire i giovani “estranei” alla società nella quale essi vivono.

Per la politica, gli adolescenti esistono solo quando compiono i 18 anni e diventano, quindi, elettori da corteggiare e lusingare con ogni tipo di promessa. Gli adolescenti riescono a condizionare le scelte politiche solo quando si affrontano i problemi legati all’anoressia, alla bulimia e alle tossicodipendenze, tutte problematiche che, tra l’altro, incidono pesantemente nei bilanci pubblici, o nei casi di bullismo nelle scuole, di stragi del sabato sera e di tifo violento. Comportamenti considerati “pericolosi” per la società. Insomma gli adolescenti diventano soggetti degni d’attenzione solo quando costituiscono un serio problema d’ordine pubblico. Prima pochi ascoltano e risolvono i loro problemi. Il recente episodio accaduto ad Aversa, nel casertano, in via Corcioni, testimoniato da un anonimo videoamatore (le immagini sono apparse su Pupia Tv) che ha filmato decine di ragazzi che s’accanivano contro un loro coetaneo caduto a terra, colpendolo con tavolini e sedie di ferro, pur essendo uno dei tanti casi di “ordinaria follia” ha impressionato per l’assoluta ferocia dimostrata nell’azione. Gli altri adolescenti non dediti alle risse sono sempre più preoccupati. Non dalla violenza “manifesta”, però, da quella ci si può difendere. Temono la violenza latente. Quella violenza pronta ad esplodere in qualsiasi momento e per qualsivoglia causa. Quella derivante dall’ottusa mentalità di alcuni giovani che costringe gli altri a stare sempre sul chi va là. Quella che spinge i più pavidi a restare in casa e quelli più coraggiosi a vivere come gli esploratori del vecchio west: sempre pronti ad essere attaccati dagli “indiani metropolitani”. La violenza latente, purtroppo, a volte sfocia nella violenza reale.

Violenza in via Corcioni (08.11.07)

Ormai i giovani sanno che non si può guardare una ragazza senza correre il rischio che l”imbecille di turno t’apostrofi con il classico “Ma che tien a guardà…”. Guai a rispondere, in tal caso le “mazzate” sono inevitabili. Pericolosissimo, poi, sfiorare con lo sguardo le terga della “cercaciorta” autoctona o straniera che sia. Anche in questo caso le “mazzate” sono assicurate. Bisogna prestare la massima attenzione a non intralciare il passo dei soliti dementi che a bordo delle note e, a mio parere, ridicole “macchinette”, sfrecciano a velocità assurde “tagliando” diagonalmente le curve. Non sono riuscito a capire se è una nuova moda aversana o, forse, è diventato poco “virile” anche sterzare… Mah! Scherzi a parte, negli ascensori la gente non entra se non in compagnia di persone conosciute da almeno vent’anni, al cinema gli spettatori si siedono nella classica formazione “a scacchi”: uno o due posti occupati ed uno o due posti liberi. Tutto per non trovarsi accanto al classico “vichingo”. All’esterno di alcuni locali pubblici, frequentati dalla peggior feccia, non si può parcheggiare senza ritrovarsi gente stravaccata sul cofano e fiancate dell”auto completamente rigate da borchie o catene. Insomma, per i giovani aversani si prospetta una vita blindata, vissuta come quella di un equilibrista costretto a non scendere mai dalla fune e con il proprio futuro lasciato al caso o una vita “avventurosa” degna di Lara Croft, l’eroina di Tomb Raider. L’unica speranza è quella di non imbattersi mai in certi personaggi. E qui la cosa si fa alquanto difficile. Ogni sera, ad Aversa, migliaia di giovani e meno giovani sono lasciati assolutamente soli in balia di loro stessi. I Carabinieri, la Polizia e i Vigili Urbani, dopo una certa ora, sono pressoché assenti dalle strade. Pur riconoscendo che con la meritoria opera di prevenzione qualche risultato si sta ottenendo, bisogna ammettere che lo sforzo per assicurare una vivibilità degna di una città civile deve essere ben maggiore. Non è possibile lasciare migliaia d’adolescenti, alla mercè di quei pochi balordi che scendono in città con il preciso intento di colpire nel mucchio. Lo sanno tutti che, purtroppo, per questi decerebrati “fare ammuina”, a guisa di novelli marinai della marina borbonica, è il solo modo per sentirsi vivi. Ecco perché bisogna far “vedere” la costante presenza dello Stato. Bisogna creare quelle minime condizioni di civile convivenza che convinca tutti “gli indiani” a ritornare nelle loro riserve e, credetemi, lo dico senza alcun intento razzista. A buon intenditor poche parole.

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