Che Guevara: 40 anni di un mito

di Angela Oliva

Ernesto Che GuevaraIl 9 ottobre del 1967 moriva Ernesto Guevara De La Serna, detto il “Che” (per la sua abitudine di pronunciare questa breve parola in mezzo ad ogni suo discorso, una specie di cioè) veniva assassinato da un gruppo di militari boliviani dopo la sua cattura.

Nato a Rosario de la Fe in Argentina il 14 giugno del 1928; si iscrive alla facoltà di Medicina e nel 1951 compie un viaggio in America Latina con l’amico Granados, lo stesso viaggio che rifarà appena finiti gli studi e che lo porterà ad abbandonare la carriera medica. Arrivato in Bolivia dopo aver partecipato da protagonista alla rivoluzione cubana e abbandonando l’incarico di ministro dell’Economia e delle Finanze, si catapulta con cuore ed anima in una nuova impresa rivoluzionaria. Una personalità fuori dal comune, fiera ed anche scontrosa, senza dubbio ricca di fascino. Il “Che” era consapevole di essere molto famoso, ma cercava in tutti i modi di mostrare che non gliene importava nulla. Era una figura che aveva un senso dell’intelligenza molto particolare, originale, diremmo “suo”. E’ anche grazie ad una foto scattata da Alberto Korda e riprodotta nel corso degli anni su milioni di magliette, poster e oggetti kitsch, che la figura di Ernesto Che Guevara, a 40 anni dalla morte, continua a vivere nelle nuove generazioni.

Quell’immagine, intitolata “Guerrillero Heroico”, fu scattata il 6 marzo del 1960 era praticamente sconosciuta prima di essere riprodotta in Italia in occasione della morte di Guevara, l’immagine divenne rapidamente in tutto il mondo il simbolo della rivolta studentesca del ’68. Comparve su poster, magliette, murales e fu usata in una miriade di manifestazioni negli anni che seguirono. Ancora oggi questa icona internazionale che ha accompagnato molti popoli nelle lotte per la propria indipendenza, vive nella memoria di chiunque ne venga a conoscenza. In occasione del 40° anniversario della sua scomparsa più di 10mila persone, secondo la stampa ufficiale, hanno partecipato alla cerimonia organizzata a Santa Clara (300 chilometri da l’Avana), da dove il guerrigliero argentino guidò la battaglia decisiva per la vittoria. Castro, che non ha potuto assistere alle celebrazioni perché convalescente, ha scritto un articolo, pubblicato dalla stampa ufficiale cubana, in cui ha celebrato il “Che” come: “Un fiore reciso prematuramente dallo stelo”.

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