Il cordolo della discordia

di Redazione

 Non siamo esperti d’ingegneria dei trasporti, per carità, ma speriamo di essere dotati, almeno, di un briciolo di buon senso. Per questo, senza fare inutili polemiche, vorremmo esprimere alcune considerazioni, sui lavori in corso sulla Variante 7bis.

Prima parlavamo di buon senso e proprio il buon senso, se fossimo stati al posto di chi ha preso la decisione di realizzare il famoso cordolo sulla Variante, ci avrebbe, certamente, costretto a fare prima delle opportune riflessioni, riguardo alle eventuali ricadute, positive o negative, dell’opera.

Prima considerazione: ad Aversa c’è una Facoltà di Ingegneria? Se la risposta è sì, è stata contattata? Qualcuno si è ricordato che le Università dovrebbero essere in grado di offrire consulenze per lo sviluppo di modelli matematici in grado di simulare la mobilità pedonale ed il traffico veicolare, prevedendo gli effetti di determinate opere, prima che queste siano realizzate?

Seconda considerazione: nell’ipotesi che l’Università non fosse stata interessata, o in grado di offrire quanto sopra, qualcuno si è ricordato che esistono Società d’Ingegneria specializzate in mobilità urbana, anch’esse in grado di prevedere gli effetti degli interventi su di un’arteria, ad alto traffico, come la Variante? Non sappiamo se siano state contattate, ma con un milione d’euro a disposizione, qualche migliaio d’euro di spesa non sarebbero stati un problema.

Terza considerazione: invece di passare subito “alle vie di fatto”, non sarebbe stato opportuno “testare” l’intervento con l’installazione, per qualche mese, delle famose barriere New Jersey in plastica? Ne esistono di varie altezze (30, 50, 70 cm.) ed essendo cave all’interno, possono essere zavorrate con la sabbia o l’acqua, consentendo, in caso di necessità, di essere spostate con estrema facilità. Una volta valutate le effettive esigenze (in particolare: quali varchi lasciare aperti e quali chiudere), il progetto poteva dirsi pronto ad essere realizzato, al riparo dalle eventuali contestazioni.

Quarta considerazione: gli incroci. Sappiamo benissimo che parlare d’innovazione ad Aversa può sembrare una bestemmia. Per questa ragione parliamo di un qualcosa nato agli inizi del 1900 a Parigi: il rond-point dell’Etoile (progettato dall’architetto Hénard) che istituiva il senso unico all’interno dell’anello stradale. Quella che, in seguito, a New York e nel resto del mondo, fu definita: “Rotatoria”. Ad Aversa, le due uniche soluzioni per le intersezioni degli assi stradali sono o l’incrocio classico o la rotatoria. Altre soluzioni non sono adottabili. Non si possono costruire sottopassaggi perché la Metropolitana passa proprio sotto la strada. Non sono realizzabili cavalcavia perché incompatibili con la linea d’alimentazione aerea dei filobus. Perciò solo la rotatoria (o rondò, alla francese) potrebbe, egregiamente, sostituire gli incroci, assolvendo anche la funzione di moderare la velocità e “fluidificare” il traffico. Le rotatorie oltre a smaltire forti flussi di traffico, risolvono anche uno dei problemi più spinosi: gli incidenti stradali. Basti pensare che in alcuni comuni in provincia di Rimini, grazie all’adozione delle rotatorie alla francese, si è passati, in appena un anno, da 2000 a 300 incidenti d’auto. In alcune regioni, come ad esempio il Veneto, l’adozione delle rotatorie ha dimezzato del 50% il numero dei morti a causa degli incidenti automobilistici. I vantaggi sono talmente tanti, che elencarli tutti sarebbe impossibile. La forte riduzione dell’incidentalità, la riduzione sensibile della velocità dei veicoli in transito, la capacità di snellire il traffico, la riduzione dei tempi d’attraversamento dell’intersezione, minore impatto acustico, minore inquinamento, eliminazione degli ingorghi, possibilità d’inversione del senso di marcia ecc. Ma come tutte le cose belle, anche le rotatorie hanno i loro enormi, giganteschi problemi…minori costi di gestione rispetto agli incroci, assenza di costi di sorveglianza e, soprattutto, costano pochissimo!

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