Dal giudice di pace come al suk

di Redazione

piazzetta San DomenicoAVERSA. Può sembrare un flash già visto, magari catturato da una telecamera nascosta di un giornalista, ma i fascicoli di contenziosi raccolti in ordine sparso sul ballatoio di una scala o lasciati incustoditi a pochi metri di distanza dall’uscita del cancello, sono uno spettacolo che nessuno si aspetterebbe di trovare in qualsiasi struttura che ospita un Giudice di Pace.

E invece, è il caso dell’antico palazzo in piazzetta San Domenico che nel 1800 ospitava la Reggia Pretura della vecchia contea normanna e che da decenni ospita giudici di pace, avvocati e cancellieri in stanze di circa trentacinque metri quadrati con due scrivanie brulicanti di gente che cammina avanti e indietro. All’ingresso ci sono due persone, gli uscieri, che non indossano una divisa e che potrebbero essere scambiati anche per due amici seduti che scambiano due chiacchiere. Bastano dieci passi per accedere all’atrio e subito si notano le prime pile di fascicoli disposti su una lunga mensola d’alluminio vicino la scala. Sul lato più impolverato si legge: «cont. 2000″ e numero di protocollo»; oppure «cartella archivio». Sono circa un centinaio e non sono chiusi a chiave in una stanza. Anzi, non hanno nemmeno un armadio. A Napoli, proprio ieri, è stato richiesto l’acquisto di quindici armadi per contenere gli atti del fascicolo processuale sui rifiuti. Per ottenere un armadio, dunque, basterebbe una formale richiesta al Ministero di competenza. Incollato allo scaffale di ciò che dovrebbe essere l’archivio del giudice di pace di Aversa, c’è un vaso con cicche di sigarette e scatoloni che contengono schede color arancione incustodite. Ma non è tutto. Basta salire quindici gradini e la pila di cartelle colorate cresce sempre di più. Qualcuno ci inciampa, qualcun altro non ci fa nemmeno più caso e, allora, guarda e passa oltre. Il ballatoio non ospita fascicoli con cause archiviate, ma relazioni di pagamenti. Si leggono nomi e cognomi sulle cartelle affiancate ad una finestra senza vetri da dove passa polvere e vento e da dove, forse, passerà anche la prima pioggia di ottobre che manderà al macero quei documenti. Al primo piano del palazzo ristrutturato dieci anni fa, ogni giorno giungono avvocati da tutto l’agro aversano con due o tre clienti al seguito. In ogni stanza ci sono due giudici seduti dietro ad altrettante scrivanie. Tutto intorno ci sono persone che parlano, ascoltano e si accalcano, in barba alla più elementari regole sulla privacy.

Il Mattino (MARILU’ MUSTO)

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