Delitto Poggi, niente sangue nemmeno nell”auto di Alberto

di Antonio Taglialatela

Alberto StasiGARLASCO (Pavia). Nell’auto di Alberto Stasi, una Volkswagen Golf, non ci sarebbero tracce di sangue, così come sulle scarpe che indossava nel giorno dell’omicidio della fidanzata Chiara Poggi.

Lo hanno accertato ieri gli esami effettuati dal Ris di Parma sull’auto che abitualmente utilizzava il giovane. Nelle prossime ore saranno controllate le altre due auto di famiglia: la Bmw X3 del padre Nicola e il furgoncino Citroen Berlingo della ditta di autoricambi degli Stasi. Gli esami sulla vettura sono stati compiuti con il Luminol, che permette di rilevare tracce di sangue, anche lavate o rimosse. Sostanza diventata famosa grazie a serie tv come Csi.

In realtà, sono state trovate alcune tracce sulla pedaliera ma per gli esperti sono insignificanti, così come ha spiegato a La Stampa il professor Marzio Massiliano: “Quando si esamina un’auto, è normale che si trovi qualche positività. Il Luminol non è una tecnica esclusiva, non è una prova certa della presenza di sangue: altri elementi possono dare falsi positivi, ad esempio il rame. Le tracce comunque sono state prelevate e nei prossimi giorni approfondiremo il loro studio”. Il Luminol ha dato effetto negativo anche sugli occhiali di Alberto.

Esaminate anche due biciclette della famiglia Stasi, di tipo diverso da quella notata davanti alla villa di Chiara Poggi, in via Pascoli. Una bici nera, da donna, senza cestino, né vecchia, né nuova, come hanno riferito due testimoni. Per una, nuova di zecca, il test è risultato negativo; per l’altra è stato rilevato qualcosa, che però richiede ulteriori indagini. Continuano poi gli accertamenti su altri reperti, come tracce di sangue ritrovate lontano dalla scena dell’omicidio, frammenti di muratura e impronte rilevate nella casa.

Intanto, il gip di Vigevano Fabrizio Scarsella ha depositato l’ordinanza di rigetto dell’istanza di incidente probatorio presentata dal legale di Stasi, l’avvocato Giovanni Lucido, il quale ha chiesto che gli accertamenti tecnici irripetibili avviati nove giorni fa fossero svolti da un perito nominato dal giudice e non dai consulenti tecnici incaricati dal pm, ovvero due ufficiali del Ris. Ciò avrebbe comportato la ripetizione di tutte le analisi e, di conseguenza, l’allungamento dei tempi dell’inchiesta. Per la legge, infatti, una richiesta del genere va presentata subito, prima che vengano assegnati gli incarichi.

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