Strage di Duisburg, indagine italo-tedesca

di Antonio Taglialatela

Marco Marmo, una delle vittime. Per gli inquirenti era lui l'obiettivo della strage. Gli altri sarebbero stati uccisi solo perchè testimoniUn team di investigatori tedeschi e italiani sta lavorando alle indagini sulla strage di Duisburg compiuta in pieno Ferragosto a danno di sei italiani di origine calabrese.

Strage che, secondo gli inquirenti, è legata alla “faida di San Luca”, cittadina in provincia di Reggio Calabria, che dal 1991 ad oggi ha provocato numerosi morti tra le due famiglie rivali Pelle-Romeo e Strangio-Nirta, appartenenti alla ‘Ndrangheta. Le immagini registrate dalle telecamere di un palazzo vicino al luogo della strage non avrebbero fornito elementi importanti. Sembra che l’obiettivo dell’agguato fosse Marco Marmo, 25 anni, pregiudicato, coinvolto nelle indagini per la morte di Maria Strangio Nirta, moglie del boss Giovanni Nirta, uccisa brutalmente a Natale dello scorso anno. Il giovane era considerato come uno dei componenti del commando che trucidò la donna. Dalle prime ricostruzioni emerge che i killer erano due: hanno attesto che i sei calabresi fossero tutti nelle loro auto, nei pressi della pizzeria “da Bruno”, per poi colpirli. Quattro cadaveri sono stati ritrovati in una Golf Volkswagen immatricolata a Pforzheim, gli altri due in un furgoncino Opel. Uccisi con un l'interno del ristorante Sebastiano Strangio era lo chef-proprietario del ristorante, da vent'anni lavorava nella cittadina tedescacolpo alla testa i fratelli Francesco e Marco Pergola, 22 e 20 anni, Sebastiano Strangio, 39 anni, Francesco G., minorenne di 17 anni (che tra pochi giorni avrebbe compiuto la maggiore età), Tommaso Venturi, 18 anni, e Marco Marmo. Assieme dovevano festeggiare i 18 anni compiuti proprio quel giorno da Venturi.

Una delle sei vittime, Sebastiano Strangio, era socio del ristorante “da Bruno”, dinanzi al quale si è verificata la carneficina, assieme al proprietario del locale Giuseppe Strangio. Quest’ultimo è irreperibile, non era comunque a Duisburg la sera della strage poiché sarebbe rientrato in Italia. Ma, fino ad ora, di lui nessuna notizia.

Le autorità italiane sono preoccupate per le ripercussioni che potrebbe comportare la strage di Duisburg, argomento che è stato al centro di un vertice tra magistrati della Dda e forze dell’ordine. In Calabria i dirigenti degli uffici della Polizia di Stato impegnati nell’attività investigativa, con in testa la Squadra mobile di Reggio Calabria ed il Commissariato di Siderno, e gli ufficiali del Comando provinciale dei carabinieri e delle Compagnie dislocate nella Locride sono tutti rientrati dal periodo di riposo che alcuni, tra l’altro, avevano appena cominciato. Carabinieri e Polizia hanno predisposto degli accurati controlli del territorio e in Fiori, lumini e un cartello con la scritta 'perché', davanti al ristorante di Duisburg dove sono stati uccisi i 6 italianiparticolare di alcune abitazioni per prevenire eventuali ritorsioni a San Luca, paese di cui erano originarie le 6 vittime. Sono stati istituiti anche numerosi posti di blocco.

Intanto, la stampa internazionale oggi ha dato ampio risalto alla strage. La “Bild” si chiede se la guerra di mafia si sia “trasferita da noi”. Lo “Spiegel” sottolinea come gli stessi inquirenti siano “sorpresi da tanta brutalità criminale” e presenta nella sua versione on-line una breve cronistoria dell’organizzazione criminale calabrese. Il quotidiano “Die Ziet” titola invece “Una nuova dimensione”, prendendo atto che “la ’Ndrangheta calabrese ha soppiantato Cosa Nostra siciliana”. Anche negli Stati Uniti la notizia ha avuto rilievo. Il “New York Times” si è soffermato sulla massiccia presenza di immigrati italiani a Duisburg, “comunità seconda sola a quella turca”, accennando a nuove strategie di lotta che persegue la ‘Ndrangheta, gruppo che “guadagna miliardi di dollari ogni anno attraverso il narcotraffico dall’America latina, ma anche dall’estorsione e da altri tipi di contrabbando”. Il “Los Angeles Times” sottolinea come la strage compiuta in Germania suggerisca “un livello raggiunto dalla ’Ndrangheta di cui non si aveva consapevolezza”, ricordando che l’organizzazione criminale calabrese “è coinvolta in rapimenti, estorsioni, narcotraffico, tratta di esseri umani dall’Europa orientale” ma soprattutto è “ritenuta una dei più grandi trafficanti di cocaina in Europa, con stretti legami con la Colombia”. In Francia, “Le Monde” parla di “un giro d’affari di 35 miliardi di euro, provenienti soprattutto dal narcotraffico”. “Con circa 5mila affiliati divisi tra un centinaio di clan – scrive il quotidiano d’Oltralpe -, la ‘Ndrangheta è cresciuta nell’arco di vent’anni ed è considerata una delle organizzazioni criminali più potenti del mondo”.

I cadaveri mentre vengono trasportati all'obitorioL’inizio della lotta tra le due famiglie coinvolte nella “faida di san Luca” risale al febbraio 1991. Lo scontro è partito da un episodio che, all’epoca, venne considerato banale: un lancio di mortaretti, in occasione dei festeggiamenti del Carnevale, cui fece seguito una rissa. Nelle ore successive ci fu una reazione, con un agguato ai danni di componenti della famiglia Nirta-Strangio che vide l’uccisione di due persone e il ferimento di altre due. Da allora si è susseguita una serie di omicidi che si sono trascinati fino al 2000. Da quell’anno la faida ha registrato una lunga pausa, che si è interrotta nel 2006 con l’omicidio, il giorno di Natale, di Maria Strangio, moglie di Giovanni Nirta, considerato uno dei capi del gruppo alleato con gli Strangio. L’uccisione della donna ha provocato la riapertura della faida, che da quel giorno ha registrato altri cinque omicidi e sei tentati omicidi. L’ultimo fatto di sangue prima della strage di Duisburg risale al 3 agosto, con l’agguato contro Antonio Giorgi, ucciso a colpi di fucile mentre si trovava in un terreno di sua proprietà. Complessivamente, con i sei morti in Germania, le persone uccise durante la faida sono 15.

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