Mozzarella “taroccata”: latte dalla Bolivia e cagliata dalla Romania

di Redazione

Alcuni caseifici starebbero rifiutando la materia prima per tagliare i prezzi del prodotto finito. Il sindacato allevatori si rivolge alla ProcuraCASERTA Mozzarella con latte dalla Bolivia, parte la denuncia degli allevatori. Sarà presentato oggi l’esposto del sindacato degli allevatori bufalini Siab contro quei caseifici che preparano la mozzarella con materia prima di origina non campana per poi venderla come prodotto dop.

Risultato: una truffa ai danni dei consumatori e un paradossale calo nelle vendite del latte di bufale proprio nel mese di agosto, che al contrario dovrebbe far registrare un’impennata. Il Siab si è affidato all’avvocato Pompeo Rendina. “Numerose aziende – denuncia il presidente del Siab Lino Martone – rifiutano il latte di bufala: finora la percentuale è del 10 per cento, ma il vero disastro sarà a settembre, quando molti altri caseifici non lo acquisteranno più, come hanno già annunciato gli allevatori”.

Un allevamento di bufaleIl fenomeno, assicura Martone, si sta verificando in tutte le zone di produzione, dall’ alto Volturno fino al basso Volturno per arrivare alle province di Salerno e Latina. Quindi non c’entra l’emergenza brucellosi. E in queste condizioni il prezzo alla stalla del latte si è ridotto di 10-20 centesimi al litro: “Dovrebbe essere conferito, secondo un accordo dell’anno scorso che peraltro la nostra associazione non ha firmato, a 1 euro e 35 al litro, è sceso a 1 euro e 20. Eppure – nota il presidente della Siab – in questo periodo fra Ostia e il Cilento dovrebbero esserci 20 milioni di presenze che dovrebbero far aumentare il consumo di mozzarella. Ma non so con cosa la facciano, visto che stanno rifiutando il latte di bufala. Si parla di latte dalla Bolivia, di cagliata dalla Romania. Qualcuno, una parte del settore di trasformazione, pensa di utilizzare il marchio di provenienza della Campania per mozzarella fabbricata con latte di tutt’altra provenienza. Alla magistratura chiediamo, visto che viene controllato il fenomeno della brucellosi, che vengano controllati anche i caseifici”.

I caseifici che ricorrono a latte “taroccato” praticano poi concorrenza sleale verso i caseifici che invece utilizzano la bufala. Il Siab lancia quindi l’idea di uno “sciopero bianco” sul genere di quello auspicato dalle associazioni di consumatori contro i rincari della benzina, ma al contrario. “La mozzarella non può essere venduta a prezzi troppo bassi, meno di 8 euro al chilogrammo. E’ impossibile che un chilo di mozzarella possa essere venduta a meno di 8 euro al consumatore, beninteso nella rivendita, non al banco del caseificio: basti pensare che la materia prima per produrre un chilo di mozzarella costa circa 5 euro”.

I caseifici che ricorrono a latte taroccato praticano poi concorrenza sleale verso i caseifici che invece utilizzano la bufala.Insomma, se una mozzarella è venduta a prezzi stracciati non è certo per generosità del negoziante. Del resto, le contraffazioni di prodotti tipici non sono certo limitate alla mozzarella. L’ufficio studi della Coldiretti stima che sul mercato globale per i nostri prodotti alimentari (bevande e vini compresi) i produttori nostrani vengano “scippati” di una cinquantina di miliardi di euro. Gran parte del business di “prodotti italiani” è costituita da specialità che di italiano hanno solo il nome, spesso malamente storpiato.

E la mozzarella prodotta all’estero è uno dei formaggi più diffusi: basti pensare che negli Usa, e precisamente nel Minnesota, si produce disinvoltamente della falsa mozzarella. Le bufale, va detto, sul territorio statu niente non mancano certo, ma nono si tratta della razza casertana, che ha una tipicità nono riproducibile altrove. Negli Stati Uniti solo il 2% dei consumi locali di formaggio italiano sono soddisfatti da regolari importazioni, per il resto si tratta di imitazioni e falsificazioni ottenute su suolo americano con latte statunitense.

dal Corriere di Caserta, sabato 11.08.07 (di Renato Casella)

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