Venus Williams trionfa a Wimbledon per la quarta volta

di Redazione

Venus WilliamsLa “Venere Nera” domina ancora sul manto erboso di Wimbledon, la maggiore delle Williams, inspiegabilmente testa di serie numero 23, straccia tutte le avversarie e rialza la coppa al cielo.

Secondo i cronisti aveva perso lo smalto di un tempo. Infatti, all’inizio del torneo nessuno la dava come favorita, c’era chi puntava sulla Henin, chi sulla sorella Serena, chi sulla Sharapova. Invece la finale del 2007 è stata sorprendente: Venus Williams contro la giovane Marion Bartoli. Venus inizia il torneo con il solito temperamento, batte all’esordio la Kudryavtseva (Rus), poi passeggia sulla povera Sromova (Cec), mentre ha qualche difficoltà di troppo contro la giapponese Morigami. Il capolavoro arriva però agli ottavi, quando la statunitense sale in cattedra e dà una lezione di tennis alla bellissima Sharapova, testa di serie numero 2, il risultato è secco: 6-1; 6-3. A questo punto inizia una cavalcata che tutti si aspettano finisca con la finale tra la ritrovata Venus Williams e la Henin. Ma mentre la Williams batte senza troppi problemi la Kuznetsova (Rus) e una stanca Ivanovic in semifinale, la Henin è invece sconfitta in semifinale dalla Bartoli (6-1;5-7;1-6). La finalissima inaspettata inizia però come tutti s’aspettavano: Venus subito in attacco e la Bartoli confusa che non riesce a reagire. E’ subito 3-0. Ma smaltita la tensione la transalpina inizia a macinare colpi. Marion gioca sempre lungo così riesce a mettere in difficoltà l’americana, sempre con le due mani sulla racchetta ricorda davvero Monica Seles, suo idolo d’infanzia. La francesina riesce a portarsi sul 3-3. Ma non c’è niente da fare se Venus accelera, la povera Bartoli non ha il fisico per resistere. Così grazie alla potenza muscolare e alla velocità dei suoi servizi la Williams vince il set: 6-4. Le due sono arrivate in finale molto stanche, dopo i primi quattro games del secondo set Marion Bartolidevono intervenire i fisioterapisti per entrambe. La statunitense pare abbia uno strappo all’inguine e al rientro la Bartoli prova a velocizzare il gioco, ma di certo non è questa la sua arma migliore. Prima della pausa la Williams era sul 3-1, al rientro di fronte agli attacchi di Marion la Venere Nera è spietata e non si tira indietro. Decisa a chiudere la partita, sfrutta nel migliore dei modi il suo dirompente servizio che fa schizzare la pallina a 199 km orari. La finale femminile si chiude alla fine con un ace della statunitense che quasi spacca il polso alla talentuosa transalpina. Venus Williams è di nuovo sul trono di Wimbledon, in finale nessuno riesce a batterla a meno che non si tratti della sorella Serena. Marion Bartoli è stata allora la bella novità di questo torneo, la 23enne, di Le Puy en Velay, ha fatto inginocchiare in semifinale la regina del tennis femminile Justine Henin, riuscendo a vincere persino sette games consecutivi e volando nel terzo set sul 5-0 per poi chiuderlo 6-1 con la belga oramai attonita. La Bartoli è dotata di una grande tecnica e ha alcune caratteristiche molto interessanti: tiene sempre le due mani sulla racchetta; difficilmente si muove dalla linea di fondo; cerca sempre la palla lunga ( oggi il suo primo colpo prima della linea di metà campo lo ha scoccato dopo più di 40 minuti di gioco). In prospettiva può divenire una delle migliori tenniste del ranking mondiale, ma per accedere ai posti più insigni della classifica dovrà migliorare sulla corsa e sul fisico, che sono stati due deficit decisivi nella finale contro Venus. In ogni modo la scuola tennistica transalpina sta dando alla luce dei talenti molto interessanti di cui sentiremo parlare tanto nel prossimo periodo. Per esempio Richard Gusquet, 21 anni, autore di un’ottima semifinale e nella quale è stato sfortunato, poiché si è trovato dinnanzi il numero 1 al mondo Roger Federer, praticamente imbattibile sull’erba. La 121esima finale maschile del torneo di Wimbledon sarà infatti una nuova puntata dell’eterna sfida tra Rafa Nadal e Roger Federer. Lo svizzero è pronto a vincere per la quinta volta consecutiva il torneo e quindi eguagliare il britannico Doherty (1902-1907) e l’indimenticabile Bjorn Borg (1976-1980).

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