Scuola Diaz, intercettazioni: “Speriamo che muoiano tutti”

di Redazione

Scuola DiazLe telefonate della notte alla scuola Diaz. Le ammissioni del vicequestore Fournier dello scorso 14giugno, relative ai pestaggi e alle botte rifilate dalle forze dell’ordine ai manifestanti, hanno aperto valichi nuovi.

L’ipotesi secondo la quale la Polizia avrebbe semplicemente reagito per frenare i bollenti spiriti dei “no-global”, sembrano, alla luce dei quotidiani aggiornamenti, più una giustificazione di parte che una realtà verosimile. Notizia di giovedì 5giugno è che, una delle donne picchiate dalla Polizia, Rita Sieni, Scuola Diaz44anni, sarà risarcita della somma di 24.300euro. La donna, nonostante la fuga dopo le cariche della Polizia, fu raggiunta e presa a manganellate. Le fu, inoltre, spruzzato un liquido urticante che la rese cieca per alcuni minuti. “Il comportamento dei poliziotti fu volontario. Non assistito da alcuna causa di giustificazione. Non la legittima difesa, né l’uso delle armi e neppure l’adempimento del dovere. Venne colpita ripetutamente una donna in un contesto non aggressivo, ma di fuga.” Sono queste, le parole del giudice Angela Latella, nella sentenza nella quale si dispone il risarcimento. A incaricarsi del pagamento sarà il Ministero dell’Interno.Intanto, oggi, i legali delle parti offese depositeranno le comunicazioni al processo per il blitz nella scuola. Processo nel quale sono coinvolti 29 tra funzionari e agenti, imputati per lesioni, falso e calunnia. Sono le 26 telefonate tra i poliziotti impegnati alla scuola Diaz e la centrale operativa del 113 in questura. Le telefonate di quella notte mettono a nudo una situazione destabilizzata: nessuno sa bene cosa sta accadendo, le azioni della Polizia mancano di coordinazione tra i vari reparti. E poi successe quel che successe.

Ore 21:35. Non è stata ancora decisa l’irruzione, ma vengono inviate delle pattuglie per verificare la situazione attorno alla scuola. Una funzionaria della centrale operativa (Co) parla al telefono con una pattuglia della Digos.

In piazza Merani ci hanno segnalato la presenza di questi dieci zecconi maledetti che mettevano i bidoni della spazzatura in mezzo alla strada.

Dopo una ventina di minuti circa—ore 21: 57—la stessa poliziotta, con tono scherzoso, parla con un collega (R) via radio.

– R: “Ma guarda che io dalle 7 di ieri e di oggi sono stato in servizio fino alle 11, quindi… ho visto tutti sti balordi, queste zecche del cazzo… comunque…

– Poliziotta: “Speriamo che muoiano tutti…”

– R: “Eh, sei simpatica

– Poliziotta: “Tanto uno già va beh…(riferito a Carlo Giuliano, ndr) e gli altri… comunque 1-0 per noi…tanto siamo sul 113 e registrano tutto.”

Verso la mezzanotte(ore 23: 58), il signor Scotto, che abita nei pressi della scuola Diaz, chiama il 113.

Buonasera, guardi che si stanno suonando di brutto qua sotto, dove c’è il centro, il Forum…

(Operatore) Sì, sapevamo già, grazie.

Ma è un macello!

– Grazie, sapevamo già. Salve.

È un marasma collettivo, una nebbia che offusca i fili del tessuto di quella notte. L’organizzazione è pessima, disastrosa. Si cerca di accompagnare i feriti all’ospedale nella maniera più silenziosa possibile. Ma è impossibile. Nessuno sa bene cosa sta succedendo. Non ce l’hanno, un’idea, gli agenti del reparto prevenzione mandati a piantonare i feriti all’ospedale. Alle 2:36, il poliziotto che vigila all’ospedale San Martino parla col 113, che chiede se ci sono ferite da taglio. Il poliziotto risponde:

“No, no. Teste aperte a manganellate.”

Non ce l’hanno, un’idea, non solo le pedini semplici: anche re e regina fanno fatica a capire. Alla 1:23, il vicequestore Lorenzo Murgolo, che presiede alla sicurezza e all’ordine pubblico fuori alla scuola, chiama furioso il 113.

È tutto il giorno che non rispondete a ‘sto cazzo di 113, c’avete una sala operativa che sembra un reattore e non rispondete… Dov’è quel pullman, dove sono le volanti che stanno scortando il pullman? Qui non c’è niente! In quanto responsabile dell’ordina fuori alla Diaz, Murgolo risponde anche del deflusso dei feriti. Non c’è nessun pullman contenente i feriti. I conti, in tutta quella nebbia, non gli tornano. Ma ce n’è per tutti i gusti. Alle 3:05 Vincenzo Canterini, comandante del reparto mobile di Roma, parla con Spartaco Mortola, ex dirigente digos di Genova. Nella telefonata, si sente Canterini dire “sai che non connetto più io…sto dissociato…davvero…”. Dall’altro capo del telefono, invece, l’ex capo Digos di Genova dice ai suoi uomini: “Oh ragazzi, le molotov non lasciatemele qui…” Le due bottiglie molotov avrebbero rappresentato, a detta della Polizia, la prova della violenza dei manifestanti. Le forze dell’ordine, nella fattispecie, dichiararono di averle rinvenute nella scuola Diaz. La procura scoprirà che furono state introdotte nell’edificio scolastico dagli stessi agenti.

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