Sviluppo affidato a un prg di 40 anni fa

di Redazione

Corrado CipulloCASERTA. «È mancata la consapevolezza dei politici sui mutamenti di natura epocale del nostro territorio, non c’è stata cognizione della fase di trasformazione e del fenomeno di tracimazione che ha caratterizzato l’area metropolitana di Napoli con tutte le conseguenze in termini demografici e urbanistici.

Oggi siamo costretti ad andare avanti con un nostro piano regolatore generale redatto quaranta anni fa e appena prorogato dal Consiglio Regionale in attesa che la Provincia dia l’ok necessario per l’adozione di quello nuovo. Qualora dovessero esserci imprenditori pronti a insediarsi nelle nostre aree industriali possiamo solo provvedere all’assegnazione ma non aiutarli nell’acquisizione dei terreni perché non possiamo espropriarli». Corrado Cipullo, presidente del Consorzio per l’Area di Sviluppo Industriale della provincia di Caserta, va dritto al nocciolo del problema. E lo fa mostrando la mappa del nuovo prg, che indica anche le nuove aree industriali, colorate di blu per distinguerle da quelle esistenti, previste nel vasto comprensorio che gravita attorno a Grazzanise, a Capua, dove è forte la richiesta di insediamenti da parte di aziende del settore aerospaziale (a fungere da attrattore il Cira), a Valle di Maddaloni, Santa Maria a Vico e San Felice a Cancello, centri vicini all’interporto Maddaloni-Marcianise. Zona ASIIllustra anche i progetti già elaborati per la riqualificazione delle aree esistenti, dove si punta soprattutto sul miglioramento delle infrastutture, sull’offerta di servizi avanzati alle imprese e sulla sicurezza, e la «rinaturalizzazione» di quella di Aversa, «dove è prevista la presenza di flora e fauna». Ciò che attualmente frena il Consorzio nel perseguimento della sua missione istituzionale, ovvero la promozione e l’insediamento di attività imprenditoriali nei settori dell’industria e dei servizi alle imprese, soprattutto per quanto riguarda gli espropri e l’assegnazione dei suoli industriali, è l’atteso ok al prg. «Chiediamo l’adozione di uno strumento urbanistico, bisogna ragionare come è stato fatto a Mantova e Bergamo, tanto per fare qualche esempio. Lì si è provveduto a rifunzionalizzare il territorio, riconvertito al nuovo sistema industriale. Qui, invece, non è accaduto perché è mancata la consapevolezza politica del fenomeno. Servono i fatti, non gli annunci», continua il presidente del Consorzio. Cipullo è un fiume in piena. A rincuorarlo, dice, è l’impegno dell’assessore provinciale all’Urbanistica, Adolfo Villani, incontrato l’altro ieri mattina con il professore Vezio De Lucia, urbanista incaricato della redazione del Piano di Coordinamento Territoriale della provincia, ad accelerare i tempi. Ma nel frattempo i problemi restano. E dire che il protocollo d’intesa per la reindustrializzazione siglato con il Governo assegna al Consorzio Asi un ruolo importante per la riqualificazione e la gestione delle aree dismesse. A creare altre opportunità, poi, sarà anche lo spazio che la provincia riuscirà a ottenere nell’ambito del Piano d’azione per lo sviluppo economico regionale. «Pensate – conclude Cipullo – che per la redazione del nuovo prg abbiamo coinvolto trentasette comuni, a prescindere dal colore politico delle amministrazioni. Un procedimento democratico che ha avuto successo. È stata stabilita la perimetrazione delle aree, la cui valorizzazione dipenderà dalla domanda. Adesso siamo in attesa della conferma da parte della conferenza dei servizi della Provincia, passo necessario per l’attuazione del piano regolatore».

Il Mattino (ANDREA FERRARO)

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