Pensioni, metà del tesoretto per rivalutare le più basse

di Redazione

pensioniROMA. Nessuna riforma “in due tempi” delle pensione, il Governo rassicura i sindacati affermando di voler chiudere l’intera partita prima della presentazione del Dpef prevista per il 28 giugno.

Il vero scoglio da superare è quello delle risorse, insufficienti per agire contemporaneamente sulla rivalutazione delle pensioni e sullo ‘scalone’, il meccanismo introdotto dalla legge Maroni che entrerà in vigore il primo gennaio 2008 portando l’età per le pensioni di anzianità da 57 a 60 anni fermo restando il requisito dei 35 anni di contributi versati. Problema, quello delle risorse, non sottovalutato dai sindacati che prevedono una trattativa molto difficile. Per ora il Governo ha messo sul tavolo 1,3 miliardi di euro, più della metà della quota del tesoretto destinata al welfare, per rivalutare le pensioni, a partire da quelle più basse. Il provvedimento riguarderà una platea di oltre due milioni di pensionati. Per i giovani, invece, saranno stanziati 600 milioni da sin. Epifani, Angeletti, Bonanni(agevolazioni per il riscatto della laurea, totalizzazione dei contributi, aumento dell’aliquota per i lavoratori parasubordinati e contribuzione figurativa piena per i periodi di disoccupazione). Per intervenire sullo ‘scalone’ serviranno risorse aggiuntive a quelle derivanti dall’extragettito fiscale. Palazzo Chigi farà una verifica entro il 28 giugno per reperire ulteriori fondi. Secondo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Enrico Letta, la partita previdenziale va “chiusa definitivamente prima del Dpef” per poter inserire l’accordo con le parti sociali nello stesso documento “per poi tradurlo in legge con la Finanziaria”. Letta ha sottolineato che “non parliamo di riforma, ma di aggiustamenti finali a un sistema già riformato” con la Dini e la Maroni. Non del tutto rassicurati i commenti dei leader sindacali. “E’ meglio affrontare subito il problema dello ‘scalone’ senza lasciare i lavoratori nell’incertezza”, ha proposto il leader della Cgil, Guglielmo Epifani. Dopo tante “incertezze” e “indiscrezioni”, il Governo ha il dovere “di dire – ha spiegato – qual è il quadro generale sulla previdenza”, perché “non si può arrivare al 31 dicembre per sapere se lo ‘scalone’ resta o no”. Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, ha invitato le parti a trovare “un accordo senza forzature per rispondere alle esigenze della gente”. E ha bollato come “preoccupante” l’idea dell’esecutivo di finanziare l’ammorbidimento dello ‘scalone’ con l’accorpamento degli enti di previdenza. Il numero uno della Uil, Luigi Angeletti, è stato ancora più chiaro. “Non me ne frega nulla dove prenderà i soldi – ha affermato – lo deve abolire e basta. La trattativa e’ molto difficile. Non la vedo cosi’ semplice come può sembrare”. E se per l’Ugl la proposta del Governo sulle pensioni “è ancora troppo lacunosa” e contiene “molta incertezza di azione e di risorse”, per Confindustria il tema è non modificare una normativa che ci avvicina agli altri paesi europei.

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