Botte in Tribunale: Condomini infuriati durante vendita all”asta

di Redazione

TribunaleSANTA MARIA C.V. Avevano deciso, con sacrificio e rassegnazione, di riacquistare i loro appartamenti messi all’asta a seguito dell’espropriazione immobiliare avviata da una banca nei confronti dell’impresa che li aveva realizzati, ma ieri, in aula, quando hanno appreso che una società aveva presentato un’offerta maggiore rispetto alla loro, sono andati (comprensibilmente) in escandescenza.

Spintoni, grida, tentativi di aggressioni e malori: c’era un clima infuocato e tantissimo pubblico, ieri, nell’aula della sezione espropriazioni immobiliari del tribunale civile di Santa Maria Capua Vetere dove un giudice ha dovuto sospendere l’udienza che presiedeva chiedendo l’intervento delle forze dell’ordine e del 118. Per diverse ore, negli uffici giudiziari di via Santagata c’è stato un andirivieni di ambulanze e agenti della polizia che happartamentianno calmato gli animi, verbalizzato quanto accaduto e sentito testimoni. In aula si trovavano diversi condomini truffati dall’impresa che ha costruito i loro appartamenti, assistiti dall’avvocato Emiliano de Ruggiero, pronti a riacquistare — dopo aver subìto il danno — le abitazioni messe all’asta nell’ambito del fallimento della cooperativa «Marica» di Gricignano di Aversa. Quando il giudice Barbara Perna ha fatto presente che c’era un’offerta maggiore (quella della «Riscossioni Immobiliari» di Napoli) rispetto a quella presentata dal comitato dei condomini, è successo il finimondo. L’udienza è stata sospesa per diverse ore, poi è ripresa nel pomeriggio con l’aggiudicazione alla «Riscossioni Immobiliari» di tre appartamenti per 107 mila euro rispetto ai 65 mila che avevano offerto i condomini. I condomini speravano nell’assenza in aula di chi spesso è pronto a fare l’«affare» anche in situazioni drammatiche come questa, ma purtroppo non è stato così. La vicenda ha inizio nel 1995, quando i titolari della cooperativa «Marica» (poi condannati per truffa) lasciarono al loro destino gli acquirenti degli appartamenti che quattro anni prima avevano creduto nel progetto. La società costruttrice fu cancellata dall’albo delle cooperative lasciando diversi debiti accumulati con un istituto di credito. Di qui l’azione legale avviata dalla Banca Nazionale del Lavoro con il conseguente pignoramento delle abitazioni sfociato, nel 2005, con l’espropriazione immobiliare e l’udienza di ieri davanti al giudice delle esecuzioni immobiliari. «Abbiamo ricomprato la nostra casa. Letteralmente — dicono alcuni condomini — i soldi pagati a suo tempo si sono volatilizzati. Non sono stati minimamente riconosciuti per cui siamo stati costretti a partecipare a quest’asta. E oggi siamo tornati a dissanguarci». I condomini erano stati accompagnati in aula dal custode giudiziario dei beni, un rappresentante dell’Istituto Vendite Giudiziarie. Da anni tutti sapevano che quelle persone, con grandi sacrifici, avevano intenzione di partecipare all’asta per ricomprarsi gli appartamenti dove già vivevano da tempo. Ma è stato tutto inutile.

(dal Corriere del Mezzogiorno del 23 giugno 2007)

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