Fantini: «Non scuso e non condanno ma qui governare comporta rischi»

di Redazione

udeurCASERTA. «Fiducia nella magistratura». Anche Antonio Fantini, segretario regionale dell’Udeur, ricorre alla formula di rito per commentare l’arresto dei suoi due consiglieri provinciali di Caserta Giacomo Caterino e Domenico Bove, coinvolti in un’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere.

Antonio Fantini«Fiducia nei magistrati», dice lei. Però ha subito sospeso dal partito Giacomo Caterino e Domenico Bove. Perché? «Pur non conoscendo i fatti oggetto dell’indagine, nel pieno rispetto del lavoro della magistratura e con l’auspicio che si faccia piena luce in tempi rapidi, l’Udeur ha sospeso, in via cautelativa, i due consiglieri. E lo abbiamo fatto consapevoli di operare nel loro stesso interesse». Lei conosce Caterino e Bove? «Certamente. Sono due persone tranquille alle quali mi sento umanamente vicino. Auguro loro di poter dimostrare presto l’estraneità ai fatti contestati». Ha sentito Mastella, segretario nazionale del partito ma anche ministro della Giustizia? «L’ho chiamato io per informarlo non appena ho appreso la notizia degli arresti». Cosa le ha detto? «Si è detto dispiaciuto ma non ha fatto alcun commento». Lei che idea ha della vicenda? «Non conosco i fatti, se non quei pochi particolari che mi sono stati raccontati dai dirigenti casertani del partito». Secondo lei c’è stato nel partito un calo di tensione? «Ripeto, non conosco i fatti. La magistratura molte volte è obbligata dagli atti a prendere certi provvedimenti e, del resto, vorrei sottolineare e ricordare a tutti che la custodia cautelare non è una condanna. Lo dice la stessa parola, cautelare. Mi auguro che i fatti contestati non siano gravi e il fatto che a due degli arrestati siano stati concessi gli arresti domiciliari mi fa pensare che sia così». L’arresto di Caterino e Bove segue quello del consigliere regionale dei Ds Angelo Brancaccio, peraltro anch’egli casertano. Si tratta di fatti locali o sono la spia dellla crisi di un sistema? «In una realtà drammatica e difficile come il Mezzogiorno, dove le emergenze e i condizionamenti sono tanti, c’è la necessità di guardarsi le spalle da tutto e da tutti. Ma se prevale la preoccupazione di doversi guardare sempre le spalle si finisce per non fare nulla». Cosa vuol dire? «Voglio dire che o si decide di governare con tutti i rischi che ci sono attorno o non si fa niente e si resta nell’immobilismo. Io non scuso nessuno ma non condanno ancora nessuno. Certo, nessuno nega che bisogna tenere sempre alta la guardia sul tema della trasparenza e della legalità. Anzi, su questi principi non sono possibili deroghe».

Il Mattino

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