Mazzette al Comune, D’Ambra resta in cella

di Redazione

Angelo BrancaccioORTA DI ATELLA. Nel giorno dei Riesame di Angelo Brancaccio, dai giudici della libertà arriva la prima conferma all’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere.

Era stata appena chiusa la discussione dei difensori del consigliere regionale diessino e dei suoi coindagati, quando nella cancelleria dell’VIII sezione del tribunale di Napoli veniva depositata la decisione su Antonio D’Ambra, il costruttore di Orta di Atella arrestato dai carabinieri due settimane fa con l’accusa di estorsione, violenza e calunnia. Ed era una decisione che confermava l’impianto accusatorio, avendo ritenuto il collegio (presidente Pierluigi Di Stefano) che sussistessero sia i gravi indizi di colpevolezza, sia le esigenze cautelari. Antonio D’Ambra, dunque, resta in carcere. Ed è un segnale non positivo per Brancaccio, che assieme al costruttore risponde di estorsione in danno di Francesco Antonio Del Prete, il proprietario di un fondo confinante con quello dell’imprenditore sul quale dovevano essere realizzate alcune palazzine. TribunaleMa nella lunghissima udienza camerale svoltasi ieri mattina (a presiedere il collegio c’era il giudice Gian Paolo Cariello) i difensori dell’ex sindaco di Orta di Atella (gli avvocati Michele Basile e Maurizio Abbate) hanno giocato soprattutto la carta delle esigenze cautelari: per l’esponente della Quercia e per Nicola Iovinella, consulente dell’ufficio tecnico atellano, accusato di corruzione e di alcuni falsi in relazione alle opere costruite nella lottizzazione San Pietro, area a bassissimo indice di fabbricabilità sulla quale sono stati invece realizzati trentamila metri cubi di cemento. L’udienza è durata oltre cinque ore e i due avvocati hanno ripercorso le varie fasi dell’indagine dei pm Alessandro Cimmino e Luigi Landolfi. Un’inchiesta avviata nel luglio dello scorso anno che ha portato anche all’arresto di alcuni esponenti delle forze dell’ordine, accusati di aver rivelato notizie riservate ad Angelo Brancaccio in cambio di regali, favori, la disponibilità di appartamenti e, in un caso, anche di alcune squillo. Su questo punto, la difesa del consigliere regionale ha rilevato che negli atti d’indagine non c’è traccia di notizie rivelate dal poliziotto Castrese Rennella (anche la sua posizione è stata discussa ieri mattina) relative all’inchiesta a carico di Brancaccio. Dalle telefonate, hanno sottolineato, emergerebbe solo che Rennella avrebbe parlato del fascicolo relativo a un incidente stradale mortale, per il quale c’era stata una sollecitazione finalizzata alla rapida restituzione delle salme ai familiari, per poter celebrare i funerali. A proposito dell’accusa di peculato (l’uso indebito del telefonino del Comune di Orta di Atella in un periodo successivo alla sua decadenza dalla carica di primo cittadino), questa era stata invece ammessa da Angelo Brancaccio, che prima dell’arresto (che risale all’8 maggio) aveva anche restituito metà della somma fatturata, oltre cinquemila euro. Al termine dell’udienza, i giudici del Riesame si sono riservati. Hanno tempo fino a sabato per decidere. Oggi, intanto, Angelo Brancaccio dovrà comparire dinanzi al gip Paola Piccirillo per un nuovo interrogatorio di garanzia. Martedì, infatti, gli è stata notificata in carcere un’altra ordinanza di custodia cautelare nella quale gli sono contestate le accuse di corruzione (del maresciallo dei carabinieri Giuseppe Iannini, in servizio alla sezione anticrimine di Castello di Cisterna, pure lui arrestato) e di calunnia (ad danni di un sottufficiale dell’Arma, in servizio presso la stazione di Sant’Arpino). Le accuse al sottufficiale sarebbero state fatte nel corso del precedente interrogatorio, due settimane fa. Ma i difensori sostengono che si sia trattato di un equivoco che potrà essere facilmente chiarito.

Le tangenti sui palazzi nell’area verde

Per la seconda volta, il gip Paola Piccirillo ha rigettato la richiesta di custodia cautelare per Angelo Brancaccio in relazione alle mazzette (24 appartamenti) che sarebbero state pagate dal costruttore Emilio Pagano per ottenere la concessione edilizia in località San Pietro, area destinata al verde pubblico attrezzato.

Il Mattino

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