Spara all’ex ragazza e tenta il suicidio

di Redazione

CesaCESA. Finisce nel dramma a Cesa la storia d’amore tra due giovani di 22 e 20 anni. Non si è rassegnato all’abbandono della fidanzatina e quando questa, nel corso di un incontro chiarificatore, ha ribadito la propria decisione, il giovane ha estratto una pistola ed ha fatto fuoco prima contro la ragazza per poi rivolgerla contro di lui esplodendosi un colpo alla tempia.

CesaIl tutto sotto gli occhi increduli e atterriti di un testimone, un coetaneo amico comune. Ora, entrambi sono ricoverati, anche se ad essere in fin di vita è l’uomo, attualmente presso l’ospedale “Cardarelli” di Napoli, piantonato dai carabinieri del gruppo Aversa che conducono le indagini sul tentato omicidio e l’altrettanto tentato suicidio. La ragazza, invece, dopo essere stata il primo soccorso presso il nosocomio normanno “San Giuseppe Moscati”, è stata trasferita presso l’ospedale “Sant’Anna e San Sebastiano” di Caserta, dove è ricoverata con prognosi riservata. Protagonisti dell’episodio un giovane di Cesa, Arturo Borzacchiello, 22 anni compiuti il 15 marzo scorso, e la sua ex fidanzata, di quasi due anni più piccola di lui (20 anni il 15 dicembre dello scorso anno), Vittoria Diana, di Aversa. Entrambi sono studenti universitari ed appartengono a famiglie tranquille. Testimone forzato ed inconsapevole, un amico comune che, a quanto sembra, doveva fare da paciere tra i due ex fidanzati, L.P., 23 anni, anch’gli di Aversa. Teatro della tragedia proprio la vettura del padre del malcapitato testimone, una Fiat Punto, attualmente posta sotto sequestra e depositata presso la sede del gruppo carabinieri di Aversa per i rilievi del caso. Arturo e Vittoria, dopo una amicizia particolare durata diversi mesi, si erano lasciati la scorsa settimana. A fare la scelta era stata, a quanto sembra, la giovane che aveva inteso interrompere il rapporto. Il giovane, invece, non era dello stesso avviso ed aveva tentato di riallacciare il legame con la sua ex. Inutili telefonate ed altrettanto inutili appostamenti, fino a ieri pomeriggio, quando, grazie ai buoni uffici di un amico comune, Luigi P., 23 anni, di Aversa, i due ex fidanzati si sono incontrati. Luigi si è fatto prestare l’auto dal padre ed è passato a prendere Vittoria. Poi, insieme, sono andati in via Berlinguer a Cesa ad incontrare Arturo. Mancava qualche minuto alle 17 quando il giovane cesano è salito a bordo della “Punto” alla cui guida c’era Luigi, al posto passeggero la ragazza; Arturo, invece, era seduto sul sedile posteriore. L’auto rimane in via Berlinguer, a pochi passi dall’abitazione del giovane. Inizia il chiarimento, e Vittoria non ne vuol sapere di rivedere la sua decisione. È intenzionata a lasciare definitivamente Arturo. Ma questi non ci sta, estrae una pistola, un revolver 6 millimetri, regolarmente detenuta dal padre al quale l’aveva sottratta furtivamente, forse premeditando quanto poi ha messo in atto, ed esplode un solo colpo all’indirizzo della ragazza che viene raggiunta alla nuca. E, prima che Luigi riesca a rendersi conto di quanto sta avvenendo e ad intervenire, si porta l’arma alla tempia ed esplode un secondo colpo a bruciapelo, tentando il suicidio. L’amico comune intuisce immediatamente la gravità della situazione e si attiva. Telefona al 112 ed una pattuglia che è nei paraggi giunge dopo pochissimi minuti su posto seguita da due ambulanze che, intanto, i militari avevano provveduto ad allertare. In strada scendono anche i parenti del giovane, richiamati da sirene e spari. Breve il tragitto fino al pronto soccorso del “Moscati”, dove i sanitari intuiscono immediatamente che le condizioni del giovane sono disperate. Dopo i primi soccorso il trasferimento presso il “Cardarelli”.

«È stato un attimo, come un raptus»

«Mio figlio è ancora sotto shock, forse parlerà nei prossimi giorni. Ora vi prego di lasciarlo in pace; credo non sia opportuno fargli ancora ricordare i brutti momenti che ha passato». Stefano P., padre di Luigi, testimone di questo dramma d’amore, protegge la tranquillità del figlio, già fortemente provato dalla terribile esperienza del pomeriggio e a chi lo raggiunge telefonicamente presso la propria abitazione aversana chiede gentilmente di soprassedere dall’intento. aTanto quello che mio figlio doveva dire lo ha già detto ai carabinieri, non potrebbe esservi d’aiuto». E, in effetti, Luigi, testimone coatto ed inconsapevole, ai militari del gruppo di Aversa che indagano sul doppio tentativo, di omicidio e suicidio, che ha visto coinvolti due tra i suoi più cari amici, ha già raccontato come era avvenuta la tragedia. «Arturo è stato preso da un raptus irrefrenabile. In pochi secondi ha messo in atto il suo proposito, prima che io potessi intuire quanto stava avvenendo nella mia auto». Tra l’altro, il malcapitato testimone dava le spalle all’aspirante omicida-suicida e solo il rumore dello sparo ed il grido di Vittoria Diana ha richiamato la sua attenzione. Troppo tardi, però, perché Arturo Borzacchiello si era già portato il revolver alla tempia ed aveva aperto il fuoco. A pensare che Luigi P. aveva il semplice compito di fare da “garante” in un innocente incontro tra due ex fidanzatini che avevano idee differenti sul proprio rapporto. E per far questo aveva messo a disposizione la Fiat “Punto” che si era fatto prestare dal padre. Con la vettura era passato a prendere Vittoria per poi raggiungere Arturo con il quale avevano appuntamento per chiarire il futuro del rapporto che si era spezzato la scorsa settimana e che la ragazza non intendeva riallacciare. Si è trovato, invece, a vivere quella che rimarrà, certamente, l’esperienza più tragica della sua vita.

Delicato intervento per Vittoria

Vittoria Diana è entrata in sala operatoria alle 20.30 ed era cosciente. Aveva un proiettile nella nuca, esploso da distanza ravvicinata, che non le è per fortuna costato la vita. E a 21 anni Vittoria vuole solo costruirla la sua vita, con lo stesso coraggio che ha dimostrato quando ha telefonato al fratello per avvertirlo dell’incidente, della follia di un coetaneo che ha rischiato d’ammazzarla. E ha trovato anche il coraggio di tranquillizzarlo, Vittoria, dando la notizia più bella che mai avrebbe pensato di dover pronunciare: sono viva. Quando i genitori sono arrivati al pronto soccorso dell’ospedale civile di Caserta, lei era già in sala operatoria. Di corsa, da Aversa, si sono ritrovati soli nel corridoio antistante la sala operatoria. Tesi, increduli, insieme alla figlia maggiore e al figlio cercano di capire cosa sia successo e quanto gravi siano le condizioni della figlia. «Sappiamo soltanto che Vittoria è stata portata a Caserta perché all’ospedale di Aversa non ci sono le apparecchiature adatte al tipo d’indagine di cui nostra figlia aveva bisogno» spiega il papà. Fuori, seduti a terra avanti alla grande vetrata d’accesso ai reparti, gli amici non si danno pace. Difficile accettare che uno di loro, un giovane insospettabile con cui hanno condiviso anni d’amicizia e di crescita, abbia potuto agire in maniera così sconsiderata. «Non capisco come la notizia di quanto avvenuto a mia sorella sia stata data ai giornali ancor prima che lo sapessimo noi della famiglia – ha commentato la sorella di Vittoria, più contrariata che sorpresa nel constatare che l’agghiacciante esperienza che sta vivendo insieme ai suoi cari finirà sui giornali. Gli stessi che mille volte hanno trattato casi simili, generando indignazione e sconcerto ma rimanendo ben lontani dalla sua vita. Alle 22. 18 i corridoi del pronto soccorso pullulano di parenti ed amici di Vittoria. I cellulari squillano e il tam tam di notizie si sussegue nel tentativo di dare tranquillità ai tanti conoscenti rimasti a casa in attesa di notizie confortanti. L’unico conforto, prima o poi, varcherà la soglia della sala operatoria. Ed è lì che si accalcano tutti, quasi ad aspettare che un fiato rinvigorisca le speranze. Gli amici, invece, ciondolano nervosi, tra l’ingresso ed i corridoi, cercando conforto tra una sigaretta ed un commento sulla dinamica dei fatti. Di lui, del ragazzo che ha tentato di ammazzarla prima di puntare la stessa arma contro di sé, nessuno vuol sentir parlare.

fonte: Il Mattino

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