La Camera approva le missioni all”estero. D”Alema: No a Blair

di Antonio Taglialatela

L'aula della CameraROMA. La Camera ha approvato il rifinanziamento delle missioni di pace all’estero, tra cui l’Afghanistan. Ma ora si attende per il 27 marzo il superamento del vero ostacolo rappresentato dall’approvazione in Senato.

Salvatore Cannavò (RC)Paolo Cacciari (RC)A Montecitorio, la votazione si è conclusa con 524 voti favorevoli, 3 contrari e 19 astenuti. Fra i 3 contrari, due della maggioranza: Paolo Cacciari (fratello del sindaco di Venezia) e Salvatore Cannavò, entrambi di Rifondazione Comunista, dimostratisi vicini alle posizioni del senatore Franco Turigliatto, il famoso “dissidente” che contribuì in Senato a mandare sotto il Governo sulle linee generali di politica estera e che, per tale atteggiamento, è stato espulso dal partito. Ma nei confronti Cacciari e Cannavò, probabilmente, non sarà attuato lo stesso provvedimento. Assieme ai rifondini ha votato contro Matteo Brigandì della Lega, mentre gli altri 18 deputati del suo partito si sono astenuti perché ritengono necessario inviare più uomini e mezzi a Kabul. Astenutasi anche la verde Luana Zanella. Il leader “no global” Francesco Caruso non si è presentato in aula. Favorevoli, Luana Zanella (Verdi)Matteo Brigandì (Lega)invece, i partiti dell’opposizione, Forza Italia, An e Udc, “ma solo per una questione di coerenza, di dignità nazionale e di rispetto per i nostri soldati”, hanno spiegato i rispettivi portavoce. Come dicevamo, il 27 marzo il decreto (che stanzia 40 milioni di euro per l’Afghanistan, 30 per il Libano e 5,5 per il Sudan) dovrà essere approvato in Senato e lì il Governo dovrà fare i conti con una maggioranza risicata. I due dissidenti Franco Turigliatto e Fernando Rossi hanno già annunciato il loro “no”, anche se Rossi deve ancora decidere se partecipare o meno alla seduta. Ciò costringerà il centrosinistra a ricorrere al supporto dei senatori a vita. E, a tal proposito, infiamma la polemica. Per il leader di Forza Italia, Silvio Berlsuconi, senza i 158 voti al netto dei Fernando RossiFranco Turigliattosenatori a vita il Governo deve dimettersi e il presidente Napolitano, a quel punto, dovrebbe indire le elezioni anticipate. Ma gli alleati del Cavaliere sono contro tale ipotesi: per Roberto Maroni della Lega, andare al voto è “inutile e ipocrita”, così come Pier Ferdinando Casini dell’Udc che, in caso di non autosufficienza della maggioranza, intende optare per “larghe intese”. Più cauto Gianfranco Fini di An: “Se la maggioranza non toccherà quota 158 in Senato credo che non ci sarà la crisi e lo faranno finta di niente”. Sull’altro fronte, fiducioso il segretario dei Ds Piero Fassino: “Credo che in Senato, così come è stato alla Camera, ci sarà un largo consenso. I distinguo finora registrati nella maggioranza non sono così rilevanti”.

Il ministro D'AlemaE ieri, mentre terminava la votazione alla Camera, il ministro degli Esteri Massimo D’Alema, declinava l’invito del premier britannico Tony Blair ad aumentare truppe in Afghanistan, spiegano che il governo “non ha in programma nuovi provvedimenti”. Uno “no”, quello di D’Alema a Blair, che per il portavoce di Forza Italia Sandro Bondi “mette in pericolo i militari italiani”.

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